Dati economici da prendere con le pinze: se li citano i politici

Ve l’ho già detto, vero, che la Teoria del Prospetto di Daniel Kahneman e Amos Tversky, messa a punto nel 1979 per spiegare i comportamenti economici e finanziari, è un valido strumento per comprendere le scelte politiche? Dopo Brexit e Trump, anche l’esito del referendum costituzionale italiano si spiega con la maggiore incidenza delle cattive notizie rispetto a quelle buone nella percezione dell’elettorato. Il referendum da costituzionale è diventato politico e al centro si è posizionato l’operato del governo. In particolare i risultati economici. Scomparso dalla visuale quel piccolo passo in avanti compiuto rispetto alla recessione, ha prevalso nella considerazione dell’elettorato la lunga coda della crisi: occupazionale, creditizia, industriale.
Non è un caso che, come evidenziato subito da diversi centri di ricerca, il no abbia prevalso in misura più massiccia dove la disoccupazione è più alta e si sia ridotta nelle aree dove i senza lavoro sono di meno. Con la vittoria del sì in provincia di Bolzano o a Milano.
È fondamentale pulire le nostre lenti interpretative per questa campagna elettorale che, breve o lunga che sia, sarà centrata inevitabilmente sulla politica economica. I Tg, già riportano i proclami delle parti politiche, conditi da numeri spesso detti a casaccio: «La disoccupazione sale del 20%» oppure «Il 38% degli italiani a rischio povertà». Per decrittare le statistiche è utile rileggere Gerd Gigenrenzer che nel suo «Imparare a rischiare» stigmatizza l’imperizia di stampa e politici, soprattutto, a citare statistiche. Ricordando la notizia secondo cui il rischio trombosi causato da contraccettivi orali nel Regno Unito fosse raddoppiato nei farmaci di terza generazione. Un +100% che aveva scatenato un panico generale tra le donne, con un crollo della contraccezione, un’impennata di gravidanze indesiderate e aborti. Di fatto i casi di trombosi erano passati da uno a due su settemila.
Il che ci ricorda la necessità di separare il rischio relativo e quello assoluto. E di prendere con le dovute pinze i numeri che in maniera interessata e distorta i politici snocciolano con grande disinvoltura. Non solo in campagna elettorale.