Perché non ho riscattato gli anni di laurea per la mia pensione

Dopo aver letto i giornali di oggi è troppo facile dire che non è più tanto conveniente: i versamenti contributivi volontari per il riscatto degli anni di laurea varranno solo per aumentare il montante contributivo e non per allungare la anzianità contributiva – per terminare prima di lavorare. Certo, la mia decisione è stata presa anche per via dell’ònere che avrei dovuto sostenere: versamenti pari al 40% del mio attuale stipendio per otto anni l mio ente previdenziale; non poco, anche se il 43% di quanto versato sarebbe stato di fatto interamente deducibile, consentendomi di pagare meno tasse e tenere più soldi in tasca.

In ogni caso si trattava a tutti gli effetti per me di un investimento con un’opzione call su anni e rendite aggiuntive. Posto che la decisione del “vertice della quadra” riguarda solo Inps e Inpdap e non gli enti privatizzati (e quindi anche il mio), e quindi non sarei stato toccato dalle decisioni di ieri, c’è un elemento che mi ha dissuaso a riscattare i miei anni di laurea: il rischio politico. L’investimento in questione si presenta come un contratto in cui sono scritti nero su bianco solo i miei obblighi e non quelli del soggetto chiamato a incassare il mio denaro e di quello che stabioisce, appunto, le regole. È come trovarsi nella situazione di sottoscrivere un’opzione call con una controparte che nel corso della durata del contratto decide di trasformare questa opzione in put.

Chi scenderebbe in campo per dispuutare una partita di calcio sapendo che l’arbitro tifa esplicitamente per la squadra avversaria? Metafore colorate a parte, gli studiosi definiscono il “rischio politico” come quella variabile per cui le regole si scrivono e riscrivono seguendo non solo e non tante la stella polare della stabilità quanto anche e troppo il consenso politico. È quel rischio che ha portato in passato il governo a consentire, per esempio, di andare in pensione con un’anzianità contributiva di 15 anni 6 mesi e un giorno e che oggi priva della possibilità di chi ha lavorato per 34 anni di fila andare in pensione prima dei 65 anni di età; magari dopo aver versato (incentivato fiscalmente e incoraggiato esplicitamente dall’esecutivo) nella sua posizione previdenziale anche oltre 100mila euro. Le pensioni, d'altronde, sono una materia così complessa che rendono possibili, potenzialmente, molti tipologie di interventi. Il punto è che l'equilibrio della struttura previdenziale: se alcuni diritti acquisiti sono garantiti e altri no, lo squilibrio è palese.

Il rischio politico ricade sui cittadini, facendo lievitare l’incertezza politica ed economica; gli investitori esteri da parte loro non possono che alzare il sopracciglio di fronte a questa variabilità di regole, tenendo alto il premio al rischio connesso all’investimento in un paese come l’Italia. Non a caso Barclays, a caldo, ha commentato che il “vertice della quadra” presenti diverse ombre e punti oscuri, stimando un gettito inferiore ai 3,3 miliardi di euro nel triennio 2011-2013. Nel frattempo quel 40% del mio stipendio resta – più al sicuro – nelle tasche del sottoscritto.

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  • Marco Magistri |

    Penso che nella scelta riscatto o meno degli anni di università, molto dipenda dalle aspettative e dal reddito. Io ho riscattato 3 dei 5 anni del mio corso di laurea in Ingegneria ed ho in corso da 4 anni la richiesta per i 2 anni mancanti. A meno di cambiamenti drastici della legge in vigore, sono deciso a pagare i 30000 euro che più o meno mi verranno richiesti, in quanto anche se passasse la famosa quota 100 (somma di anni di contributi ed eta’ ), potrei ritirarmi a 61 anni con 40 di contributi.

  • Fabrizio Puddu |

    Marco ciao,
    ora il governo ha annullato il provvedimento con l’ennesimo plissè.
    però certo il tema del riscatto dei contributi è una cosa che ci è sempre stata venduta come: paghi pian piano una parte dello stipendio con i bollettini inps e, sommandoli al militare, puoi conteggiare 4 o 5 anni in meno per l’età pensionabile.
    Io ho fatto cosi e l’ho fatto subito perchè più si va avanti con l’età e più si è distanti dalla laurea e più si spende per riscattare.
    Resta il fatto che secondo me non tutti possono ragionare come fai tu perchè non tutti hanno un livello di conoscenza tale delle cose da trovarsi giovani con tutte le carte in mano per prendere la decisione saggia.
    Il riscatto secondo me è una cosa giusta: chi lo vuole fare lo paga e poi ne riceve i benefici. Ho trovato ingiusto il provvedimento del governo che per recuperare soldi si è mangiato il mio riscatto.Vanno bene le ristrettezze ma i diritti acquisiti (e pagati) non toccateli.
    Meglio il contributo di solidarietà per tre anni anche per me che dicerto non arrivo a 90 mila euro ma sarei ben disponibile a pagarlo per tre anni.Non capisco infatti chi soprea i 90 mila euro non si vuole levare di tasca 180 euro netti annuali poco più 10 euro mensili.Il costo di due pizze!

  • Marco lo Conte |

    Il governo è quello in carica è il governo. Anzi il Governo: i suoi atti, le sue leggi sono in vigore e valgono erga omnes. Lo prevedono le regole della democrazia. Anche se non piacciono. E non mi pare che da ciò che ho scritto trapelasse che ritenessi adeguate quelle regole.
    Ma.l.C.

  • corsini |

    Lei ha scritto “È quel rischio che ha portato in passato il governo a consentire, per esempio, di andare in pensione con un’anzianità contributiva di 15 anni 6 mesi e un giorno e che oggi priva della possibilità…”
    Orbene non le sembra fosse stato più corretto “un governo” e non “il governo”
    Con simpatia.
    Andrea Corsini

  • giorgio |

    sarebbe interessante sapere quanti cittadini hanno riscattato gli anni di laurea e quanti, prima di oggi, hanno avuto la possibilità di leggere qualcosa di simile a ciò che sta scritto in questo articolo . se l’abitudine di cambiare le regole quando la partita è ancora in corso si consolida nessuno potrà più fare progetti e, soprattutto, nessuno si fiderà di investire in Italia

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