Tfr, a ottobre si decide sul nuovo semestre di silenzio/assenso

Il cantiere è aperto. E il suo obiettivo è allargare la platea degli aderenti alla previdenza complementare dando vita ad una nuova fase in cui i lavoratori dipendenti privati saranno chiamati a scegliere in merito alla destinazione del proprio Tfr maturando. L’obiettivo – com’è noto – è far sì che un numero sempre maggiore di italiani possa contare su una pensione di scorta, nella prospettiva di ottenere pensioni di primo pilastro sempre meno consistenti.

Se l’intenzione è chiara, meno definiti sono i tempi e le condizioni per far partire la seconda campagna sul trattamento di fine rapporto: innanzitutto la crisi economica che rischia di colpire ancora; e poi l’andamento dei mercati finanziari, che ha prodotto risultati che poco incentivanti.

Tempi tecnici

Ciononostante il piano "A" del Welfare, è quello di partire col semestre di silenzio/assenso nel primo semestre del 2010. Il nodo sarà sciolto, dopo un’estate di riflessione, in occasione della legge di bilancio e stabilità a ottobre: per innescare una fase analoga a quella del primo semestre 2007 serve infatti un intervento legislativo. In autunno si conosceranno i dettagli di questa seconda operazione. Tra le misure candidate a entrare nel provvedimento, quelle già indicate dal ministro Maurizio Sacconi nell’ultimo anno.

Le mosse

Innanzitutto la portabilità del contributo datoriale anche alle forme individuali (fondi aperti e Pip); approfondimenti tecnici sono previsti per la revocabilità della destinazione del Tfr. Escluse ulteriori agevolazioni fiscali, vista la situazione debitoria del Tesoro, l’agenda del Welfare prevede due interventi chiave: la riforma del decreto 703/96 sui criteri e limiti di investimento dei fondi pensione, oltre che dei conflitti di interessi e la creazioni di meccanismi che sterilizzino l’impatto negativo dell’adesione dei lavoratori per il flusso di cassa delle piccole e medie imprese.

Trasparenza e comunicazione

«Prima mossa – ha detto Paolo Reboani, capo della Segreteria Tecnica del Ministero del Welfare, in un recente convegno organizzato da Mefop sulle rendite – è fare estrema chiarezza sulla situazione del primo pilastro: per questo per noi è fondamentale che i lavoratori ricevano dall’Inps la «busta arancione», con le stime delle loro pensioni». L’obiettivo, dunque, è spingerli a compiere una scelta conseguente per compensarla. Decisiva sarà una campagna di divulgazione per far chiarezza sui rischi e le opportunità. Con l’obiettivo di ottenere un risultato migliore, in termini di adesione, rispetto a quello di due anni fa.

La Gelmini non risponde

La campagna di divulgazione non consisterà solo in spot ma intende coinvolgere le scuole. La Covip ha sondato il Ministero dell’Istruzione, col quale aveva siglato un protocollo di intenti, per passare all’azione. Ma il presidente Covip Antonio Finocchiaro, nel convegno, ha fatto sapere che sta incontrando notevoli difficoltà: le lettere indirizzate alla Gelmini, e al suo staff, non hanno trovato finora risposta. Con grande disappunto dell’ex numero tre di Bankitalia.

  • CP |

    Gentile dott.. M.LOCONTE
    Con particolare interesse ho letto gli ultimi articoli (nel mese di luglio) di Plus 24 dedicati al sistema previdenziale complementare. Per quel che mi riguarda ho nominato tale settimanale, l’organo di stampa a sostegno dei poveri aderenti ai Fondi Complementari.
    Senza ironia devo riconoscere che almeno leggendo il Vostro settimanale in qualche maniera ci si autoconvince di aver fatto la scelta giusta.
    Finalmente qualcuno ha detto e scritto che per fare Previdenza Complementare, oltre ad avere buoni e bravi gestori finanziari, ci vogliono un sacco di soldi (suo articolo su Plus24 del 18-7-2009). Lo dice anche nella sua intervista (cfr. Plus24 del 4-7-2009) il prof. Cesari, che non bisogna entrare tardi nei Fondi e che, attenzione, tra TFR (100%) e le contribuzioni datoriali e del lavoratore si deve arrivare a circa 1/10 della propria retribuzione annua.
    Insomma si tratta, per il lavoratore di arrivare a versare mensilmente (oltre a tutto il TFR) anche una percentuale orientativa del 3,5 / 4% mensile della propria retribuzione (euro più euro meno). E sperando sempre di lucrare buoni rendimenti finanziari…..
    Ora lo sforzo che il sistema politico/economico si deve dare è di aiutare il lavoratore ad avere più soldi nel suo reddito da accantonare ‘esclusivamente’ nel sistema previdenziale complementare.
    Mi sembra estremamente inutile discutere su quali metodi utilizzare per incrementare la partecipazione ai Fondi Pensionistici, senza partire da questo elemento : dare più possibilità economiche al lavoratore.
    E su questo punto tutto langue.
    Si parla di alfabetizzazione previdenziale (?), riaprire i termini di adesione, il lifecycle, la busta arancione,progetti esemplificativi, tutte belle cose che alla fine NON impegnano nessuno e lasciano il lavoratore con i suoi soliti problemi…scarsezza di risorse economiche.
    Eppure basterebbe riflettere su che cosa fece il ministro Maroni con il famoso super-bonus dal 2004 al 2007 per i lavoratori privati che posticipavano il pensionamento. Per una categoria già protetta dal sistema retributivo, veniva concesso un super bonus (il 32,70% dello stipendio, esente da tasse) per restare al lavoro.
    Quella era una operazione elettorale. Ora potrebbe divenire un vero incentivo per aderire al Fondo Complementare. Utilizzare un sistema analogo, con gli opportuni correttivi, per chi aderisce ad un Fondo.
    Ed inoltre :
    • Incrementare la deducibilità fiscale per le contribuzioni (ferma da svariati anni)
    • Ridurre la fiscalità (l’attuale 11%) sulle plusvalenze
    Lo ripeto sempre, su questa generazione è stato scaricato il rischio Previdenza, sarebbe necessario una opportuna operazione di compensazione.
    Le sembra impraticabile questa strada…..?
    Sinceri saluti.
    CP

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