Reversibilità o, per meglio dire, revocabilità della scelta di destinazione del Tfr, migliori agevolazioni fiscali e portabilità totale del contributo datoriale. Datano ormai un anno le idee per rilanciare la previdenza complementare e, di conseguenza, offrire alla platea di lavoratori un supporto sempre più indispensabile, visto l’assottigliarsi delle rendite di primo pilastro. Ad annunciare queste misure il ministro del Welfare Maurizio Sacconi, prima nel corso di un’audizione parlamentare, ad inizio giugno 2008, poi in occasione della relazione annuale della Covip del 24 dello stesso mese (l’ultima con Luigi Scimìa presidente della commissione). Idee che a un anno di distanza restano tali. Certo, si dirà: tra la crisi dell’Alitalia, quella finanziaria che ha messo in ginocchio la finanza mondiale e la recessione che attanaglia il paese, Sacconi non è stato con le mani in mano. Per questo, nel gennaio di quest’anno, aveva suscitato nel mondo dei fondi pensione attenzione e interesse la nuova apertura del Ministro, espressa in occasione del decennale del fondo pensione dei metalmeccanici Cometa: «Mi impegno a convocare quanto prima un confronto con gli attori sociali per consolidare e sviluppare l’esperienza delle forme previdenziali». Doveva essere il via degli Stati Generali della previdenza, complice anche le criticità emerse nelle Casse previdenziali in occasione della crisi finanziaria, che sembravano spingere l’esecutivo ad affidarne la vigilanza alla Banca d’Italia. Da allora nessuno è stato convocato e nulla è accaduto. Sulle pensioni pubbliche, ad eccezione del previsto ritocco dei coefficienti di trasformazione, Sacconi e il governo hanno gettato più volte acqua sul fuoco: anche se l’Italia spende più di tutti gli altri paesi Ocse in pensioni, anche dopo le proposte della presidente di Confindustria Emma Marcegaglia sull’innalzamento dell’età pensionabile e le aperture del segretario della Cisl Raffaele Bonanni. Aspettando Sacconi, come nell’Aspettando Godot di Beckett, altre proposte si sono affacciate all’attenzione generale: il fondo di tutela, indicato a fine 2008 dalla Covip (guidata dall’allora presidente vicario Bruno Mangiatordi) per compensare i ribassi patiti da chi si trova a riscattare suo malgrado la propria posizione (mobilità) o ad andare in pensione; o il lifecycle, ossia l’adeguamento (semi)automatico dell’adesione al comparto di investimento in base all’età. O il possibile utilizzo delle polizze collettive di ramo III, caldeggiato dall’Ania. Il neo presidente della Covip, Antonio Finocchiaro, ha più volte ammonito gli attori del sistema di farsi trovare pronti al momento del cambiamento. Le indicazioni da seguire per il futuro verranno proprio da Finocchiaro, alla sua prima relazione annuale, il 18 giugno prossimo.
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