La rimonta dei Pip? Grazie alle commissioni girate ai distributori

Quasi la metà dei nuovi iscritti alla previdenza complementare nel primo trimestre 2009, 20mila su 46mila, ha scelto un piano individuale pensionistico (Pip). Un «successo» indicato dalle ultime rilevazioni statistiche della Covip, la commissione di vigilanza sui fondi pensione, che replica quello del 2008: 130mila delle 213mila nuove adesioni erano state destinate alle polizze previdenziali. Un tasso di crescita che negoziali e aperti non riescono a ottenere. Le ragioni? Tre i fattori: talvolta (non sempre) i Pip sono più raffinati e/o evoluti di negoziali o aperti (alcuni adeguano l’adesione del lavoratore al comparto in base alla sua età, il cosiddetto lifecycle); poi c’è il ruolo decisivo dell’intermediario, bancario, assicuratore o promotore finanziario, che spiega al potenziale aderente la convenienza dello strumento, offrendogli una consulenza (anche se in conflitto di interessi). L’intermediario, in definitiva, è ben remunerato per questa attività, e riscuote una provvigione correlata all’adesione del lavoratore, il quale è chiamato a pagarne il costo. Costi non sempre motivati. Perché se è vero che alcuni marchi offrono prodotti e servizi che la previdenza negoziale low cost spesso non riesce a offrire, certo è l’impatto negativo che questi costi producono sui rendimento: dopo 35 anni di permanenza in una forma previdenziale, mezzo punto percentuale riduce del 10% la rendita pensionistica rispetto a un ipotetico strumento senza costi; la percentuale sale al 20% in caso di "indice sintetico dei costi" all’1%, al 40% per un Isc al 2% e del 60% con costi al 3%. La tabella qui di lato spiega che due lavoratori, un’aderente ad un Pip e uno ad un negoziale, dopo 35 anni di contribuzione identica, otterranno pensioni di scorta ben diverse. Perché allora i Pip stanno vincendo la competizione contro aperti e negoziali, molto più trasparenti, tra l’altro, a diffondere i dati sui rendimenti di periodo?

Quanto costa la previdenza      
Tipologia INDICATORE SINTETICO DEI  COSTI  (%)
ANNI DI PERMANENZA
2 ANNI 5 ANNI 10 ANNI 35 ANNI
Negoziali                        1,01                0,58        0,39        0,25
Aperti 1,96 1,32 1,15 1,05
Pip 3,55 2,40 1,96 1,60
fonte: Covip        

La remunerazione della rete di vendita, con il ricavato di questi alti costi, è il segreto di questo successo: consulenti economicamente motivati stanno portando nuovi iscritti alla previdenza complementare (anche se in termini assoluti non sono molti). O forse c’è anche un’altra verità: la gente ha bisogno di farsi aiutare in questa scelta ed è disposta a pagare qualcosa in più di pochi euro per avere una buona pensione. Seppur di scorta. Le norme che regolano il collocamento degli strumenti previdenziali sono balcanizzate: con gli agenti assicurativi vigilati dall’Isvap, bancari e promotori finanziari dalla Consob e i rappresentanti dei fondi negoziali dalla stessa Covip. Uno stato di cose destinato a cambiare, come annunciato dal presidente Antonio Finocchiaro: «La Covip – ha detto nel corso di un’audizione al Senato – sta valutando l’utilità di un affinamento delle regole emanate sul collocamento delle forme pensionistiche complementari; sotto esame è anche il rafforzamento dei controlli sull’operato delle reti di vendita»