Fondi pensione, guida alla lettura dei resoconti 2008

I risultati? Sono relativi: può essere peggiore il meno 5% di un 60enne vicino alla pensione, di un meno 20% incassato da un trentenne che ha ancora diversi decenni prima di ritirarsi. In questi giorni arrivano a casa degli oltre quattro milioni di aderenti alla previdenza complementare le comunicazioni dei fondi pensione con i consultivi 2008; i risultati peggiori, è lecito immaginarlo, della breve storia delle pensioni di scorta italiane, complice la tempesta finanziaria che ha squassato Borse e strumenti finanziari in diverso modo correlati. Il rischio è scambiare una valutazione relativa delle performance – riferita alle esigenze individuali dell’aderente – per assoluta: come evitare questa eventualità e tamponare l’effetto emotivo dei ribassi registrati?

Senza bussola

Un modo c’è, anzi, ci sarebbe: il progetto esemplificativo, la «bussola previdenziale, è il sistema di calcolo che consente all’iscritto di sapere quanto percepirà di pensione complementare a seconda della contribuzione e dei rendimenti in essere. La Covip, la commissione di vigilanza sui fondi pensione, ha rinviato l’obbligo per i fondi di inviarle agli iscritti all’anno prossimo (solo pochi lo faranno quest’anno). Diversi motori di calcolo sul web forniscono nel frattempo una valutazione indicativa. In attesa di tale strumento è utile tener conto di alcuni fattori per capire se dobbiamo preoccuparci del nostro -5 o -20%.

L’età

È l’elemento chiave, che determina l’orizzonte temporale dell’investimento. L’assioma dice che più è lunga la distanza dalla pensione, maggiore può essere l’esposizione al mercato azionario; un assioma vacillato durante questa crisi, ma non del tutto crollato. Il lifecycle, ad esempio, prevede l’adeguamento periodico di azioni e obbligazioni nel portafoglio degli aderenti a seconda dell’età anagrafica: con la quota massima di equity a inizio della vita lavorativa, per ridursi progressivamente fino a zero vicini alla quiescenza. Anzianità anziendale

Di pari passo con l’anzianità anagrafica, determina non solo la possibilità di ottenere anticipazioni dal proprio fondo pensione – dopo otto anni di permanenza –, ma anche la possibilità di restituire al fondo la cifra, detraendola fiscalmente. Movimenti che possono incidere sul piano previdenziale e sul comparto cui si aderisce.

Ampiezza aziendale

Non è detto che vada sempre così; ma è generalmente più frequente che lavorare per aziende di dimensioni superiori dia maggiori garanzie di stabilità, di crescita professionale e di carriera interna. Di fatto, l’adesione alla previdenza complementare è più frequente in aziende dai 50 dipendenti in su (44% di iscrizioni) che in imprese minori (15%).

Altre entrate

Disporre di altre entrate può giocare un ruolo non indifferente. Ma può anche risultare un’attività superiore alle forze e alle competenze di un pensionato: gestire gli affitti derivanti da immobili di proprietà può essere un lavoro oneroso per chi avanza nell’età della pensione. In ogni caso è opportuno valutare l’efficienza di altre forme di reddito – mobiliari e immobiliari – e la loro correlazione con le scelte previdenziali.

La sfida del benchmark

Ma come posso ottenere una valutazione sulla qualità della gestione del mio fondo pensione? Il benchmark, o indice di riferimento, consente un confronto utile, anche se non esaustivo. Nel primo trimestre di quest’anno i comparti dei negoziali hanno battuto il rispettivo benchmark in tre casi su quattro: quel 25% di gestioni ha prodotto un risultato quantomeno migliorabile. Un dato da considerare, prima di valutare di passare ad un altro fondo.