Almeno loro le regole di base dovrebbero conoscerle. E invece no. Una vera e propria commedia degli equivoci, per così dire, previdenziali è andata in scena il 26 marzo scorso, presso la Commissione Lavoro del Senato. Protagonisti: il presidente della commissione stessa Pasquale Giuliano e il presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua. Comprensibile – forse – che il numero uno dell’ente previdenziale attribuisca al valore della propria struttura i recenti successi («Un aumento del 40 per cento in un solo anno delle adesioni al fondo è indice della fiducia, dato il contesto internazionale e la situazione in cui versano diversi fondi di investimento, che i lavoratori ripongono nelle amministrazioni dello Stato chiamate a gestire parte del loro futuro economico»), quando invece al FondInps si iscrivono solo i lavoratori "silenti", che non scelgono esplicitamente la destinazione delproprio Tfr e non hanno un fondo di categoria.
Il resoconto stenografico registra la spiegazione fornita da Mastrapasqua al presidente Giuliano sul meccanismo di rivalutazione dei contributi a FondInps: «Esiste una clausola di salvaguardia per cui la remunerazione non può essere inferiore ad un minimo garantito dalla legislazione vigente per il Tfr». Giuliano: «Si tratta di una fideiussione»? Mastropasqua: «Si tratta di una clausola di garanzia. Il rendimento, al momento della restituzione del capitale, non può cioè essere inferiore a quanto avrebbe reso il Tfr se fosse stato lasciato in azienda». Giuliano: «Nel caso in cui ciò accada, occorre sborsare ulteriori risorse. Chi, in tal caso, sarebbe chiamato a farlo?». Mastrapasqua: «Lo Stato, visto che c'è una garanzia da parte dello Stato, prevista per legge». Giuliano: «Comunque si tratta di un costo». Mastrapasqua: «Sì, potrebbe esserci un costo per lo Stato». Voto per Mastrapasqua: 4. FondInps, in realtà, affida i contributi a un gestore (assicurativo o finanziario) che garantisce un rendimento annuo dell’1,5 più il 75% dell'inflazione (come per il Tfr in azienda). Voto per Giuliano: non classificabile. Forse non si può chiedere a chi prima si occupava di Giustizia di conoscere ora la previdenza. Stupisce proprio per questo il suo esordio: «Nella precedente audizione abbiamo ascoltato i rappresentanti dell'Ania (Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici), perché ritenevamo che fosse la prima testimonianza da acquisire in quanto naturale destinataria di un progetto di ampliamento delle forme di pensionistiche complementari». Capacità divinatorie o – come sottolinea l'opposizione – fiducia smisurata nella compagnia di assicurazione (Mediolanum) cui il leader della maggioranza è azionista?