E il fondo pensione danese si compra un pezzo di foresta

Unire scelte ambientali e finanziarie. Con questo obiettivo Atp, il più importante fondo pensione della Danimarca, ha deciso di investire 3 miliardi di corone danesi, l’equivalente di 402 milioni di euro, in un pezzo di foresta nello Stato di New York: 38mila ettari nell’Upper Hudson Woodland di «asset class», che i vertici del fondo ritengono caratterizzata da «ritorni relativamente alti, che offre preziose opportunità di diversificazione del rischio, in quanto i profitti delle foreste sono abitualmente stabili». È il primo investimento diretto di un fondo pensione in una foresta nell’ambiente. Avviato nel 1964, Atp gestisce la previdenza di circa 4,5 milioni di lavoratori, eroga prestazioni a oltre 675mila pensionati e ha un patrimonio di circa 48 miliardi di euro (erano 58 alla fine del 2007). Per realizzare l’operazione il fondo pensione ha dato vita a una sussidiaria, Atp Timberland Invest K/S, che ha realizzato direttamente l’acquisto dell’appezzamento. A questa struttura il compito di sviluppare nuove iniziative di questo genere anche in altre aree del pianeta: l’Australia, la Nuova Zelanda, il Nord America e la stessa Europa. Le operazioni da perfezionare saranno passate al vaglio della Forest Stewardship Council (Fsc), un’organizzazione non governativa no profit che si occupa della conservazione delle foreste e delle popolazioni che vi vivono. La certificazione di Fsc assicurerà che gli investimenti seguano un interesse economico, sociale e naturalistico. «Gli alberi – spiega Henrik Gade Jespen, Ad di Atp Timberland e Cio di Atp – sono un investimento solido e incontrano perfettamente la nostra filosofia di investimento». Prima di questa mossa, Atp si è distinto per numerosi interventi da investitore «attivista»: lo scorso anno aveva deciso di vendere tutte le azioni Total in portafoglio (128 milioni di euro su 130 miliardi di capitalizzazione di Borsa), a seguito dei rapporti tra la compagnia petrolifera francese e il regime di Myanmar. Il codice etico di Atp, infatti, prevede l’impossibilità di detenere titoli di società soggetti a sanzioni commerciali imposte dalle Nazioni Unite o dall’Unione europea, come nel caso dell’ex Birmania.