Anche i fondi pensione italiani hanno titoli Lehman Brothers in portafoglio. Scontata dunque l’agitazione dei vertici e di alcuni iscritti che hanno contattato nelle ultime ore strutture negoziali e aperti. Ma la diversificazione di questi investimenti ha ridotto ad un livello molto vicino allo zero il rischio di chi ha scelto di destinare il proprio Tfr alla previdenza complementare.
Da una prima ricognizione effettuata dal «Sole 24 Ore», la presenza di obbligazioni Lehman Brothers pesa per lo 0,1% nel fondo pensione dei metalmeccanici Cometa e una percentuale poco meno che doppia, pari all’0,19%, di Fonchim ( chimici); Fondenergia (gruppo Eni) invece ha poche decine di migliaia di euro in azioni della banca Usa, su oltre 600 milioni di patrimonio e analoghe proporzioni sono segnalate in altri fondi pensione dalle dimensioni inferiori al miliardo di patrimonio. La stessa Covip, l’autorità di vigilanza sui fondi pensione, è intervenuta per verificare l’esposizione ai titoli della banca Usa: "Dai primi accertamenti – dice un comunicato – svolti su un complesso di fondi negoziali, rappresentanti circa il 65 per cento del totale degli assets di tale categoria di fondi, é emerso che, l’esposizione diretta verso i titoli azionari e obbligazionari della Lehman Brothers rappresenta appena lo 0,10 per cento del totale della massa fiduciaria gestita". Si tratta in ogni caso di investimenti «decisi» non dai fondi pensione ma dalle Sgr a cui i fondi stessi hanno affidato mandati di gestione, per lo più passiva: per Cometa, Pioneer ha investito 3,7 milioni in bond di Lehman, mentre Axa 150mila euro; per Fonchim Duemme ha acquistato bond per 2,5 milioni e titoli subordinati per 650mila euro. Un’esposizione praticamente inevitabile, dunque, visto il peso dell’istituto (fallito) sugli indici internazionali e la scarsa movimentazione di questi portafogli previdenziali.