Fondi pensione, chi li conosce li apprezza. I lavoratori non si lasciano scoraggiare dalla crisi finanziaria e mantengono alte le aspettative e i giudizi sulla previdenza complementare. Il 94% degli aderenti a un fondo si dice soddisfatto o molto soddisfatto del rapporto con la propria struttura, il 91% ritiene che la previdenza complementare sia uno strumento necessario per avere una prestazione pensionistica adeguata, ma solo il 34% si aspetta di ottenere rendimenti superiori al Tfr.
Sono solo alcuni tra i risultati che emergono dalla terza indagine condotta congiuntamente dal Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel) e dal Mefop, la società per lo sviluppo del mercato dei fondi pensione.
Il sondaggio, volto a conoscere il comportamento e le opinioni dei lavoratori per quanto riguarda la previdenza complementare, è stato condotto su due campioni di 600 e 900 lavoratori, divisi equamente tra aderenti e non aderenti.
Tra coloro che hanno preferito mantenere il Tfr in azienda, ben il 40% ha dichiarato che anche in futuro continuerà a non utilizzare il Tfr per la previdenza complementare. Solo il 30% sarebbe disposto a cambiare idea se potesse versare al fondo solo una parte del Tfr e il 28% se fosse prevista la reversibilità in determinate condizioni.
L’indagine restituisce un quadro comunque positivo per quanto riguarda la consapevolezza circa l’importanza e il ruolo svolto dai fondi pensione in Italia. Anche tra i non aderenti il 60% ritiene necessaria l’adesione a una forma di previdenza privata per integrare quella pubblica.
Ancora migliorabile, d’altro canto, appare il livello di informazione sui meccanismi di base della previdenza complementare. In particolare, il 60% degli aderenti e il 54% dei non aderenti hanno difficoltà a comprendere le caratteristiche dei diversi fondi pensione. Il 33% dei partecipanti non sa a quanto ammonta la percentuale di retribuzione versata, il 49% non conosce l’importo del montante accumulato, mentre il 19% ignora persino la linea d’investimento selezionata. In generale, gli aderenti risultano più informati dei non aderenti circa i dettagli del Dlgs. 252/2005 (il 67% contro il 54%) ed entrambi i gruppi esprimono in larga parte un giudizio molto positivo sulla riforma (rispettivamente per l’83% e per il 50%).
Ancora diffusa l’opinione secondo la quale i fondi pensione sono «uno strumento di risparmio per arricchire banche, assicurazioni o sindacati», condivisa da più del 70% dell’intero campione. Il 31% degli intervistati, perlopiù composto da giovani, si è detto "diffidente" verso i fondi, a fronte del 15% di "entusiasti". Chi sceglie di aderire alla previdenza complementare lo fa per i rendimenti (34%), per la possibilità di percepire una pensione più alta (27%) e per la maggiore sicurezza rispetto ad altre forme d’investimento (15%). Il 93% degli aderenti non tornerebbe mai indietro e il 76% si dice convinto di avere scelto la forma previdenziale migliore anche a fronte della crisi finanziaria. Viceversa, chi resta fedele al Tfr non si fida degli investimenti finanziari (33%), non ha la possibilità di risparmiare abbastanza (31%) o ritiene di avere ancora tempo per pensarci (30%).
di Andrea Curiat