Finocchiaro (Covip): “Via la tassazione sul maturato”

«Il secondo pilastro previdenziale è solido ed è in grado di contribuire alla crescita economica del Paese: identificando forme che consentano ai fondi pensione di indirizzare i contributi dei lavoratori nell’azienda Italia. A patto che siano messi in condizione di farlo». Antonio Finocchiaro presiede da due anni e mezzo la Covip, la commissione di vigilanza sui fondi pensione, dopo aver lavorato per oltre 47 anni in Banca d’Italia. Esperienza da impiegare oggi nella crescita delle adesioni alla previdenza complementare.
Che significa: a patto che siano messi in condizione di farlo?
Come avete descritto di recente proprio voi di Plus24, la prossima riforma della tassazione sui fondi comuni penalizza implicitamente i fondi pensione, che restano gravati di un prelievo dell’11% annuo sui rendimenti dei montanti accumulati. Chi ha pochi euro da accantonare potrebbe scegliere i fondi comuni, che dal luglio prossimo passano al regime di tassazione sul realizzato. A questa distorsione occorre metter mano.
In che modo?
Eliminare la tassazione dell’11% sul maturato significa allineare l’Italia al resto d’Europa, avere maggiore disponibilità per i fondi pensione a investire, anche nel sistema Paese; e di conseguenza innalzare in prospettiva la copertura pensionistica di secondo pilastro, che sarà sempre più indispensabile, vista la progressiva riduzione del primo.
E la proposta del presidente di Assogestioni Domenico Siniscalco di correlare il vantaggio fiscale all’investimento di lungo termine in risparmio gestito?
Non è un’idea sbagliata, ma sarebbe originale che questo avvenisse a scapito di strumenti dedicati quali i fondi pensione, che in tutto il mondo svolgono proprio questo ruolo. Il punto è che i fondi pensione hanno molto da offrire all’economia italiana, soprattutto se ulteriormente rafforzati.
Finora hanno drenato il Tfr che altrimenti sarebbe stato destinato dalle piccole aziende a investimenti.
Purtroppo si tratta di somme modeste. Mi riferisco alla possibilità per i fondi pensione di investire nel tessuto produttivo del Paese, rimettendo in circolo la liquidità che i lavoratori non hanno affidato alle proprie aziende. Il tema è oggetto di dibattito da anni ed è molto sentito dalle aziende così come dai lavoratori. I numeri d’altronde parlano chiaro…
Quanto potrebbe investire il sistema fondi pensione italiani?
Non spetta a me dirlo. La Covip sta dando il suo contributo alla riforma dei criteri e limiti di investimento; il documento è ora al Ministero dell’Economia per le riflessioni. Si tratta della revisione del decreto 703/96 per tenere conto dell’evoluzione che, nei 15 anni da allora trascorsi, hanno avuto i mercati finanziari e le tipologie di operazioni possibili. Il documento contiene anche la previsione di privilegiare, in materia, l’attività dei fondi che dispongono di professionalità adeguate al nuovo contesto nel quale si troveranno a operare.
La dote dei fondi pensione la indico io: un patrimonio di oltre 80 miliardi di euro e un flusso annuo contributivo che supera i 5 miliardi annui.
Non si capisce perché in questo ampio patrimonio non ci possa essere spazio da dedicare al sistema Paese.
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