Sarà che pensione fa rima, almeno nella mentalità degli italiani, con garanzia; sarà che la crisi finanziaria non è del tutto alle nostre spalle; sarà che anche chi non ne risente in modo evidente vive in un contesto economico permeato da una spiccata precarietà. Fatto sta che le linee garantite dei fondi pensione non raccolgono solo le posizioni dei lavoratori "silenti", che a sei mesi dall’assunzione non hanno deciso la destinazione del proprio Tfr, ma vengono scelte dagli italiani in proporzione superiore a quanto sarebbe indicato in base alle loro caratteristiche anagrafiche. Un esempio? Il 55% degli iscritti a FondoPoste aderisce al comparto garantito, a quello di Fon.Te (commercio e servizi) è iscritto il 53% del totale, per citare i due negoziali che negli ultimi anni hanno avuto tassi di crescita delle adesioni più marcati. In altre parole chi si iscrive – e in ogni caso si registra tra i fondi di categoria un lieve calo delle adesioni – tende a farlo con il "paracadute". Ma quando si apre questo "paracadute"? E le performance che ottengono possono far dormire sonni tranquilli? Andiamo con ordine.
I rendimenti delle linee garantite, qualcuno dirà, sono un’illusione ottica, visto che l’obiettivo di questi comparti della previdenza complementare è offrire una garanzia di capitale o di rendimento «analogo a quello offerto dal Tfr», come recita la normativa. Eppure non sempre è così: il legislatore nel rendere obbligatoria la presenza di comparti di questa natura all’interno dei fondi pensione, ha disposto che la garanzia di capitale o di rendimento scatti al verificarsi di alcuni eventi: pensionamento, decesso, invalidità permanente e disoccupazione per oltre 48 mesi. La Covip, commissione di vigilanza sui fondi pensione, ha tuttavia lasciato margini di libertà alle forme negoziali di adottare differenti livelli di garanzia: per esempio Fonchim (chimici) offre la garanzia di restituzione del capitale nominale versato, al netto dei costi (24 euro di spese) nei casi citati poco fa e inoltre il passaggio da un comparto all’altro, così come alcune forme aperte come quelle di Anima, Fideuram, Mps e Pioneer. Undici negoziali offrono una garanzia di restituzione del tasso di rivalutazione del Tfr, una scelta pensata per venire incontro a chi ha dubbi sulla destinazione della liquidazione di molti lavoratori. Tra gli strumenti individuali – fondi pensione aperti e Pip – si predilige invece l’offerta di un rendimento minimo annuo: Alleanza Toro prevede l’1,75% minimo e Zurich Life il 2%, mentre Popolare Vita garantisce la corresponsione di un importo minimo garantito a prescindere dai risultati di gestione, ossia la somma dei contributi netti più il 2,5% annuo, sempre in occasione dei quattro casi citati poco fa (pensionamento, decesso, invalidità e inoccupazione per più di 48 mesi).
E negli altri casi? Il discorso cambia evidentemente se chi ha aderito a una linea garantita intende trasferire la propria posizione su un’altra. In questa evenienza e se la garanzia non è esplicitamente estesa allo switch di portafoglio, entra in gioco la gestione finanziaria del comparto con risultati differenti a seconda dei momenti di mercato. La crisi dei titoli sovrani europei del 2010, ad esempio, ha messo in difficoltà molte linee garantite – che investono in modo rilevante in BTp e Bund tedeschi –, facendo registrare performances nettamente inferiori a quelle dei comparti a maggior contenuto finanziario, con rendimenti non di rado negativi: il garantito di Fopen, ad esempio, ha chiuso l’anno con un -1%, mentre la linea garantita del fondo aperto delle Popolari ha registrato un -3,76% (vedi «Plus24» del 22/1/2011).
La prudenza avrebbe giocato un brutto scherzo a chi avesse voluto trasferire la propria posizione da un comparto garantito a un altro in quella fase (con le eccezioni citate). E se nell’opinione corrente non c’è niente di più sicuro di un titolo governativo a tripla A, la storia insegna che non sono rari i casi in cui il valore dei bond è sceso nel tempo (vd. anche «I conti in tasca», qui di fianco). Rendimenti a parte, chi è opportuno che aderisca a un comparto garantito? I convinti sostenitori dell’equity risk premium (nel lungo termine le azioni battono le obbligazioni) pensano che le garanzie siano indicate a chi è vicino alla pensione, invitando i giovani a scegliere profili più rischiosi, magari seguendo le modalità del lifecycle. Altri sostengono la validità del target date o target rate, composti di "comparti" differenti a seconda degli obiettivi, mentre altri sostengono che i fondi pensione dovrebbero investire in obbligazioni inflation linked, preferibilmente ad alta affidabilità, per coprire il rischio inflazione, almeno nel medio e lungo termine, in modo coerente con i tempi della previdenza. Il dibattito è aperto.
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