In comune hanno lo stesso sistema informativo, lo stesso service amministrativo, la stessa banca depositaria, quasi tutti i gestori finanziari; due su tre hanno addirittura lo stesso logo e la sede nello stesso ufficio. Eppure fondere in un’unica struttura previdenziale Cooperlavoro, Filcoop e Previcooper, i tre fondi pensione del mondo della cooperazione, è stata per anni un'utopia: le fonti istitutive hanno preferito a lungo continuare a mantenere identità distinte. Poi è arrivata la strigliata di Antonio Finocchiaro, che appena arrivato alla presidenza di Covip (la commissione di vigilanza sui fondi pensione) ha detto chiaro e tondo che i fondi pensione devono unirsi, per migliorare la loro efficienza.
Dopo le parole della vigilanza, l'idea che giaceva in un sottoscala è stata rispolverata ed è diventata un dossier; e dopo due anni di gestazione da germoglio si è trasformata in fiore: nelle ultime settimane l'Alleanza delle cooperative italiane, ossia l'organismo unitario che mette insieme Agci, Confcooperative, Legacoop, per mano di Luigi Marino presidente di Confcooperative ha inviato una lettera ai segretari generali delle tre confederazioni sindacali Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti, per avviare (tra le varie cose anche) l'unificazione di Cooperlavoro, Filcoop e Previcooper.
Primo passo: la formazione di un gruppo tecnico di progetto chiamato ad elaborare con tempi veloci il piano di aggregazione. Ci siamo finalmente, qualcuno ha detto in Via Carlo Bartolomeo Piazza, 8, Roma, sede di Cooperlavoro e Previcooper (Filcoop è in via Torino, 6, a 2400 metri di distanza). Giusto in tempo di mettere lo spumante nel ghiaccio, in attesa di poter brindare nel giorno clou, che subito i primi sassolini sono entrati nell'ingranaggio.
A gettarli tra le ruote dentate della fusione tra i tre fondi pensione, le dichiarazioni di alcuni rappresentanti sindacali pronunciate nel corso del convegno per il decennale di Fon.Te, fondo pensione del settore commercio, turismo e terziario. I rappresentanti del commercio di Cisl e Uil hanno espresso l'intenzione di aggregare al proprio fondo pensione anche il settore della cooperazione, vista la vicinanza di alcune di queste realtà produttive alla distribuzione. Inevitabile la rotta di collisione con conseguente battibecco con Flavio Casetti, per molti anni direttore di Cooperlavoro nonchè segretario di Assofondipensione, presente in sala.
«La cooperazione è solo un'espressione giuridica», ha detto provocatoriamente Brunetto Boco (Uiltucs Uil). «Le tensioni tra le rappresentanze del settore commercio rischiano di ricadere su di noi», ha replicato Casetti, facendo riferimento all’accordo separato sottoscritto nel febbraio scorso da Fisascat Cisl e Uiltucs Uil da una parte, e Confcommercio e Confesercenti dall’altra; contraria la Filcams Cgil, che pur gode di un’alta rappresentanza nella categoria. Fon.Te., lo ricordiamo, ha recentemente assorbito alcuni fondi che non sono riusciti a decollare come Marco Polo (commercio ma istituito da Confesercenti invece che da Confcommercio), Artifond (artigiani) e Previprof (dipendenti studi professionali). La parola passa ora ai vertici di Cgil, Cisl e Uil per capire se quel granellino gettato nell’ingranaggio può bloccare la fusione tra Cooperlavoro, Filcoop e Previcooper: con buona pace dei lavoratori e delle loro pensioni future.
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