Ribaltare la comunicazione relativa alla previdenza utilizzando i social network e modificare radicalmente l’interazione tra fondi pensione e aderenti. Un progetto molto ambizioso che la Covip, commissione di vigilanza sui fondi pensione, ha messo in campo con il supporto del Carefin Bocconi, utilizzando Facebook e Twitter. Per capire la portata dell’iniziativa basti pensare alla scarsa attenzione per la buona notizia relativa ai rendimenti medi dei fondi pensione: nel primo trimestre 2013 sono saliti (per il quinto trimestre di fila) dell’1,9% contro lo 0,6% del Tfr; performance trainate dai mercati azionari; nel corso del 2012 era stato il rally dei titoli di Stato italiani a spingere la previdenza complementare con rialzi medi dell’8,2 per i negoziali, dell’8,9 per i Pip collegati a unit linked e del 9% per gli aperti.
Una buona notizia, che però non è in grado di ribaltare la scarsa affezione degli italiani per i fondi pensione: innanzitutto perché le performance rappresentano solo una parte di ciò che un fondo pensione fa; perché poi la crisi drena risorse destinabili al risparmio, anche previdenziale; ma soprattutto perché è ancora bassa la fiducia nei fondi pensione, come strumento utile a compensare il sempre meno ingente reddito da pensione che in futuro sarà erogato. Scarsa informazione, difficoltà di pianificare per il futuro, pregiudizi ideologici.
Molti sono i fattori determinanti che giocano un ruolo in questo senso. Per questo Covip ha affidato al Carefin-Bocconi un’indagine sui social media: perché i messaggi veicolati su Facebook, (oltre 23 milioni di italiani iscritti su 27 navigatori abituali), Twitter, Youtube o piattaforme come Wikipiedia sono particolarmente pervasive. Dallo studio di Patrizia Contaldo, Sergio Paci e Francesco Vallacqua, emerge come il 16,5% dei non aderenti è disposto a informarsi in materia su internet; ma sommando chi si fida dei colleghi, degli amici e della stampa, la quota di chi è potenzialmente contattabile sui social media supera il 40%: praterie per sviluppare campagne di diffusione della cultura previdenziale e consolidare la fiducia nel sistema. Perché – al netto dei casi in cui la scarsità di risorse è decisiva – la fruizione attiva, elaborata e ri-produttiva di informazioni per esempio su Facebook consente di spiegare quanto può risultare conveniente usare un fondo pensione: per attingervi in caso di bisogno e per pagare meno tasse, oltre che per costruirsi una pensione di scorta.
D’altronde l’indagine Censis-Covip di alcuni mesi fa analizzava le ampie e profonde voragini informative in materia: la gente sa che prenderà pensioni sempre più basse ma non ha idea di come funzionino gli strumenti utili per compensare questo gap; pochi sanno, ad esempio, che esiste un’Authority di settore, deputata a vigilare sui fondi pensione. Bisogna informare razionalmente ma anche smuovere la capacità decisionale, emozionando e coinvolgendo il pubblico. Un primo test per i fondi pensione 2.0 si svolgerà ci sarà in occasione della Giornata Nazionale della Previdenza, in programma dal 16 al 18 maggio a Milano in Piazza Affari con numerose sedi collegate, in cui studenti ed esperti di previdenza complementare si confronteranno sul tema social network.