Alla fine è arrivato anche il parere favorevole del Consiglio di Stato al nuovo "703", ossia il decreto che definisce limiti e criteri di invesitimenti per i fondi pensione, nonchè le norme riguardanti i conflitti di interesse. Il testo in vigore fino ad oggi è datato 1996 e metteva al bando dai fondi pensione – perchè giudicati eccessivamente rischiosi – titoli di paesi emergenti, valute e materie prime. Dopo quasi un decennio in cui questi asset, in particolare gli emergenti, hanno trainato economie e mercati per poi tornare a posizionarsi sul risk off, cade il bando su questi target di investimenti.
Dopo il via libera del Consiglio di Stato, il testo dovrà ora tornare al Ministero dell'Economia che ha il compito di emanarlo "di concerto" con il ministero del Welfare. Dopo molti anni di attesa e numerosi testi redatti e puntualmente infranti contro la scarsa disponibilità dei politici, quando non frustrati per la fine anticipata della legislatura (tre volte), è dunque arrivato a compimento la riforma di quello che gli addetti ai lavori definiscono come "universo investibile dei fondi pensione". Questa volta, invece, il via libera è giunto il giorno in cui il premier annuncia le sue dimissioni. Definire tardivo il testo del "nuovo 703" è quasi riduttivo: il mondo è cambiato in modo molto più veloce della capacità dei regulator di aggiornare l'adeguatezza dell'offerta finanziaria alle necessità della previdenza. Ma queste sono considerazioni iniziali di un nuovo articolo.