L’Italia vista dalla Svizzera (e il gestore costretto alla rettifica)

Ci sono sostanzialmente due modi di relazionarsi con la clientela: da una parte l'approccio del contadino, che deve curare la terra estirpando ogni giorno le erbacce, tenendo lontani i corvi, sfidando le intemperie; dall'altro il pescatore, che getta le sue reti e attende che i pesci vi entrino. potenzialmente rischia di più quest'ultimo a stare in mare aperto, la sua cura del lavoro da' la priorità al rischi estremi di tempesta; il primo in caso di maltempo può correre a ripararsi ma per poco, perché la terra necessita di cure continue.

Nella gestione finanziaria è possibile individuare l'approccio del pescatore in alcune fattispecie: lo sportello bancario è luogo di delusione e insoddisfazione per i risparmiatori, ma il turn-over di chiusura dei c/c resta sempre a livelli bassi; e qui è facile capire chi è il pescatore e chi è il pesce. Anche nell'amministrazione di grandi patrimoni le cose sono simili: c'è chi fa i salti mortali per attirare l'attenzione dei potenziali investitori, affinando stili di gestione, la ricerca, le tecnologia – e chi aspetta che i clienti arrivano.

Confesso che questa considerazione in parte non è mia: ma prende spunto dal commento di un private banker svizzero alla presunta gaffe di un banker di una società elvetica, che nei giorni scorsi sulla stampa italiana prima ha dato un parere positivo sulle possibilità dell'economia italiana di riprendersi nel prossimo periodo, poi ha dovuto precisare di aver parlato a titolo personale invece che della banca, per la quale evidentemente l'economia italiana può solo versare in pessime acque, senza possibilità di appello. Il perché è chiaro: il flusso di capitali verso le banche elvetiche è garantito dall'incapacità del sistema Italia di riprendersi.

La rete è tesa e i pesci devono continuare ad arrivare, se non in modo illecito, come in passato, almeno in modo lecito, vista la pluralità di controlli incrociati. Che il valore aggiunto della gestione oltre Chiasso possa essere la capacità di battere i mercati per questo, pare quanto meno secondario. Basta vedere l'espressione degli italiani di ritorno dal confine il 25 aprile o negli altri giorni di festa nazionale in Italia, ma lavorativi in Svizzera, per farsi l'idea dei risultati ottenuti (a fronte dei costi sostenuti), del gradimento e della soddisfazione della clientela di quei depositi. Si sa, la protezione delle proprie prerogative, contrarie alla globalizzazione dei mercati, è una battaglia di retroguardia molto dura. Ma non tutti hanno alternative e quindi resta loro solo questa.