Giusto o sbagliato che sia, è un dato di fatto il legame viscerale degli italiani con l'investimento immobiliare. Un legame esaltato dalla volatilità dei mercati finanziari che difficilmente riescono a conquistare il cuore e il portafoglio dei risparmiatori tanto quanto il mattone. complessivamente gli italiani sono seduti sopra un salvadanaio immobiliare di 5125 miliardi di euro, secondo le rilevazioni della Banca d'Italia sui bilanci delle famiglie 2012. Un valore che rappresenta un grosso punto di domanda, visto il calo delle quotazioni degli ultimi anni: tanto da togliere il sonno a coloro – e sono tanti – che sugli immobili di proprietà fanno conto per la propria pensione, la propria salute o il futuro dei figli. Insomma il mattone rappresenta l'ultima risorsa cui attingere, dopo ciò che la crisi ha tolto e continuerà a togliere alla ricchezza degli italiani. Per questo abbiamo sottoposto a un test i lettori del sole24ore.com, con la collaborazione di Paolo Legrenzi, docente all'Università Ca' Foscari ed esperto di finanza comportamentale, per comprendere l'attitudine alle scelte future.
La spaccatura del campione di oltre 12mila rispondenti è netta: se il 44% non ha perso le speranze per una ripresa dei valori, il 45% è deluso e ritiene che il valore degli immobili non è destinato a salire ma a scendere ancora. Ma solo il 19%, con 300mila euro in mano, oggi comprerebbe di sicuro un immobile, mentre la metà mostra di aver imparato la lezione della diversificazione di portafogli; pensione e liquidità sono le scelte prioritarie rispettivamente del 25 e del 7%. Di fronte al mattone la gran parte degli italiani smette di ragionare e fa parlare la "pancia", se è vero che il 41% di chi ha risposto al nostro test sul web ritiene che la prima casa sia più redditizia della seconda, mentre solo il 9 % pensa che la seconda renda più della prima. Un approccio confermato dalle risposte sulla tentazione di conoscere il prezzo della propria casa anche se non interessati a venderla: il 42% vorrebbe conoscere il prezzo di mercato, cui si aggiunge un 15% che sa già che sarà una brutta notizia per il loro principale asset; solo il 27% tiene a bada l'emotività e si dice non interessato al prezzo perché non intenzionato a vendere. Per tutti gli altri l'opzione è da prendere in considerazione, rischiando di far scendere ulteriormente i prezzi.