Banche venete, salvataggi e costi c/c: quanti cambieranno banca?

sportello-bancario-banca-imagoeconomica-telefoto-kooe-672x351ilsole24ore-web
Come verranno utilizzati i 60 giorni di tempo che avranno i correntisti per decidere se accettare le nuove condizioni che alcune banche sottopongono loro? Stiamo ovviamente parlando di costi innalzati, ritocchi applicati da alcuni istituti di credito per diverse ragioni. Ragioni che, su sollecitazione della Banca d’Italia gli istituti di credito sono chiamati a esplicitare: i tassi di interessi, schiacciati dal Qe, o la partecipazione ai salvataggi di istituti in crisi, come quello di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza finite in Intesa Sanpaolo, secondo quanto previsto dal decreto varato nel weekend. Da mesi se ne parla e l’attenzione generale ha purtroppo messo sullo sfondo e in secondo piano il tema dell’educazione alle scelte di natura finanziaria, ossia le prerogative dei risparmiatori in casi come questi. Sì perchè come detto la normativa che entra in vigore proprio in questi giorni (legge 3/2015) inserisce ulteriori elementi di tutela ai risparmiatori desiderosi di trasferire la propria posizione altrove. Dall’obbligo per la banca di espletare entro 12 giorni tutte le pratiche correlate, all’agevole ritrovamento della modulistica per lo scopo, alle sanzioni per l’istituto di credito che non ottempera a questi obblighi (40 euro maggiorato ogni giorno da un tasso annuo pari a quello più elevato del limite stabilito ai sensi della disciplina dell’usura, oggi al 25,12%, il che corrisponde a 2,1 euro al giorno per 3mila euro di giacenza).
FREE broken-piggy-bank-1472485229Ovl
Non tutti sono pronti, com’è abbastanza inevitabile. Ma vista la delicatezza del tema, le ragioni di questi aumenti e l’attenzione generale per la materia, pare abbastanza ingiustificato un traccheggiamento da parte delle banche, in un momento in cui la fiducia è tema assai delicato. Ma al di là di questa dinamica è decisivo che ciascun risparmiatore utilizzi al meglio le prerogative e i diritti che gli sono propri nel rapporto con la banca. Lasciando perdere tutti quei fattori che frenano il cambiamento: il timore di sbagliare, la consuetudine, la resistenza alle novità, quella “fiducia” che, come spiegato la scorsa settimana su queste colonne, non può essere una delega in bianco della gestione nostro denaro ad altri, ma va condizionata a una serie di criteri da tenere sotto la lente: costi, efficienza, servizi. Ogni anno circa il 4% dei risparmiatori cambia banca: un tasso che si è stabilizzato, dopo che la vigilanza sulla concorrenza bancaria è passata dalla Banca d’Italia all’Antitrust. Un livello vicino a quello del resto d’Europa, dove però i costi dei conti correnti sono inferiori (i ricavi delle banche estere dipendono più dall’attività corporate che da querlla retail, come in Italia). I motivi e gli argomenti per riflettere in questi 60 giorni (o più ancora, visto che alcune banche hanno esteso il termine di valutaizone) non mancano certo. Speriano siano ben spesi. Se avete quesiti in merito scrivetemi qui tra i commenti del blog