Fiducia 2.0, la nuova sfida del risparmio

Che il basso livello di educazione finanziaria degli italiani sia lo specchio del declino italiano è fuori di dubbio. Il sorpasso dei partner europei, di alcuni paesi africani, per non parlare di Usa, Australia e Nuova Zelanda, è un atto di accusa all’incapacità nostrana di sincronizzarsi con un mondo in evoluzione. Un mondo in cui gli individui devono essere autonomi e consapevoli nelle scelte finanziarie di base, così come accade per la salute, l’alimentazione, l’uso degli strumenti digitali.
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Qui è il punto: il risparmiatore è tutelato se non delega ad altri scelte che fatica a capire. Per questo l’ultima definizione dei dettagli della direttiva Mifid2, in vigore dal 2018, rappresenta una sfida cruciale. Come si farà consulenza? Come verranno pagati i consulenti e le loro banche mandanti, ove siano tied agent? C’ è il rischio concreto che il sistema finanziario preferisca clienti più disposti a delegare che a diventare consci del proprio destino finanziario. Scelta di breve termine e rischiosa nel medio e lungo termine, ma che seduce anche i regulator di un popolo poco ambizioso che si accontenta di soddisfazioni di corto respiro. Chiariamo meglio: è indispensabile spingere verso una relazione in cui la fiducia sia verificata sulla base di una pluralità di fattori: risultati degli strumenti finanziari, confronti con altri strumenti, confronto con altri consulenti, e soprattutto esplicitazione dei costi sostenuti.
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La normativa penale d’altronde già recepisce un approccio analogo, quando parla di “cooperazione artificiosa della vittima” in caso di truffa. Serve una fiducia 2.0, evoluta rispetto a strette di mano, sorrisi e auguri a Natale. Servono regole che obblighino il cliente a effettuare confronti tra un numero limitato e chiaro di informazioni, prima di seguire i consigli. Magari obbligandolo a scegliere tra un ventaglio di consulenti in concorrenza tra loro. Amici, parenti, vicini di casa: ora sono scelti in modo quasi sempre casuale. Cemento delle economie e dei mercati e non a caso citata dal direttore nell’editoriale di questo numero, la fiducia o si evolve o arriva al capolinea.