Non c’è perdita finanziaria peggiore di quella che non si vede. E intendo con peggiore non quella più estesa o quella che fa più male al nostro amor proprio di risparmiatori. La perdita peggiore è quella che non permette di essere consapevoli e di trarre una lezione dai propri errori. Prendiamo ad esempio l’attitudine degli italiani di investire nei titoli di Stato: un tempo pilastro del portafoglio tricolori oggi sono solo al terzo posto della classifica dello strumento ideale secondo l’ultimo sondaggio Ipsos Acri, con un quadro di consensi dietro all’inossidabile mattone (30%) e alla convinzione che non esista l’investimento ideale, al 32%. Una quota quest’ultima cresciuta molto negli ultimi anni, che raggruppa chi, orfano degli alti rendimenti dei titoli di Stato, sarebbe pronto ad abbandonare il feticcio della cedola per abbracciare la strada della diversificazione e della pianificazione.
Una strada non facile, che necessita cura, attenzione e tempo. Sono bastati gli anni di Qe che la Bce ha dato al sistema europeo per modificare i comportamenti degli italiani? Evidentemente no. I perché sono molti: il conservatorismo tricolore è forte e inoltre non ci si trasforma da risparmiatori a investitori per magia, soprattutto in assenza della leva di una seria consulenza o di un piano che estenda l’alfabetizzazione finanziaria tra gli italiani, ora agli ultimi posti delle classifiche Ocse. Non è un caso che la quota di BoT e BTp nei dossier titoli degli italiani sia cambiata poco dopo la crisi: dal 2008 al 2016 è scesa dal 13 all’11%. Poca cosa, soprattutto a fronte di quanto accaduto.
Il calo del rendimento dei bond governativi è un’occasione perduta non solo al capitolo investimenti nell’economia, ma anche nelle scelte di finanza personale. Una disdetta ancor più grave di fronte al sell off dei titoli di Stato degli ultimi giorni, complice il riacutizzarsi dei rischi politici(dal referendum italiano alle elezioni Usa) che ha fatto impennare le cedole dei bond governativi di cui sopra. Ma, com’è noto, solo una minoranza dei risparmiatori conosce il funzionamento di strumenti finanziari di base come i titoli a reddito fisso; alla maggioranza sarà il caso di spiegare che ciò produce una pressione al rialzo dei costi del debito pubblico e quindi una inferiore agilità fiscale del governo.
@maloconte