L’allarme è di quelli che tolgono il fiato ma il warning è da sottoporre a un opportuno filtro: l’Ocse indica il rischio che i bassi tassi dei titoli di Stato si traducano in basse prestazione dei fondi pensione. Ma ne fa di tutta un’erba un fascio e mette insieme quelli a prestazione definita e quelli a contribuzione definita. Il rischio è conclamato per i fondi pensione a prestazione definita, che promettono all’aderente un rendimento determinato al momento della contribuzione: quelli Usa e britannici, in particolare. L’allarme suona sordo se applicato ai fondi a contribuzione definita, come quelli italiani o i molti Usa e inglesi convertiti a questo schema. Non che i bassi rendimenti non abbiano effetti, ma il valore quota di questi fondi pensione segue più il prezzo di BTp e Bund che le loro cedole: il primo sale quando le seconde scendono. Per questi fondi i rischi maggiori sono dati dai rischi connessi alla longevità, a un mercato del lavoro più instabile e a obiettivi di performance più alti. E per questo la seconda parte dell’allarme Ocse – riguardante la maggior difficoltà di gestire mercati con obiettivi sempre più ambiziosi – suona più limpido.
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