Il “calco” del BTp nel risparmio degli italiani

Non ha stupito più di tanto il successo del BTp Italia, confermato dall’ultima emissione che ha visto uscire dai salvadanai dei risparmiatori italiani circa 10 miliardi di euro; denaro convertito in prestiti al Tesoro che, saggiamente, non ha incentivato più di tanto la domanda, con la proposta di tassi particolarmente bassi, per evitare di incamerare nuovo debito. Inevitabile, forse, in epoca di crisi e difficoltà il ricorso a strumenti tricolori garantiti dallo Stato che coprendo in toto dall’inflazione tutelano il valore reale del denaro (nonostante il problema oggi sia la deflazione piuttosto che l’eccessivo costo della vita). Significa che tocca corde molto profonde, con caratteristiche che si ricalcano anche altrove: nelle azioni da cassettista che guarda ai dividendi delle aziende; o nelle obbligazioni bancarie vendute a piene mani agli sportelli come “valida alternativa” ai titoli di Stato. Non è un caso poi che l’industria del risparmio gestito abbia fondato buona parte della sua raccolta recente sui fondi a cedola che analogamente prevedono la scansione collocamento/dividendo/scadenza. Se tutto va bene, perché un fondo di investimento, ovviamente, non prevede le stesse garanzie di un’obbligazione. Il punto è però chiedersi ora se questo “calco” sia talmente radicato nella cultura finanziaria italica da considerarsi ineliminabile, rendendo velleitaria qualsiasi proposta alternativa, dalle strategie dei fondi azionari, di quelli immobiliari oppure hedge. Dipende non solo dal profilo dei sottoscrittori, che ora in quantità minoritaria si orientano verso strumenti più evoluti. Sarà da registrare l’impatto delle nuove tecnologie che ora sono in grado grazie a uno smartphone di disintermediare l’accesso ai mercati, informazioni utili per operare e in un futuro nemmeno lontano forse lo stesso credito, se Facebook riuscirà davvero a fare banca. D’altronde si tende a sottovalutare ciò che non si conosce e non si capisce bene; ma l’evoluzione demografica nel giro di un decennio è in grado di stravolgere il panorama dei decisori in materia finanziaria: rendendo i nostalgici del BoT al 10% residuali e maggioritari i soggetti “always connected”, con esigenze individuali formate da “calchi” sempre più globali, per formazione, lavoro e pensionamento.

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