Vi è mai capitato di fermarvi due minuti presso un distributore di benzina in un giorno di sciopero? Osservare signori di mezza età, con una banconota in mano, alle prese con l'improba sfida di riempire il serbatoio della propria auto, è molto istruttivo. Per chi è abituato a farsi servire, il "fai da te" è un piccolo dramma che trasforma anche i più sicuri di sé in una proverbiale caricatura fantozziana. È così difficile sintonizzarsi sul presente? Eppure non ci si fida: «magari ci ruba i soldi, ci dà meno benzina, è "allungata"».
Il disagio ingigantisce la sfiducia e la sfiducia ingigantisce la percezione del rischio: che spesso ha poco a che vedere con la concreta possibilità di rimanere insoddisfatti. Chi invece affronta la sfida, non torna più indietro; e poi sorride ricordando le paure evaporate. Il costo dell'inerzia psicologica è tra i temi maggiormente approfonditi dagli psicologi: cambiare il proprio paradigma individuale appare come una fatica e un costo (mentale) difficili da affrontare: al telepass? Sono davvero tanti quelli che attendono in coda per dieci, venti minuti o più, il proprio turno di ritirare il biglietto all'entrata, per poi rimettersi in coda all'uscita, rovistare le taschie alla ricerca delle monetine giuste per pagare il corrispettivo? Chi sfreccia al loro fianco nella corsia gialla riservata li guarda con un sorriso beffardo e commiserevole. Anche Internet raccoglieva fino a pochi anni fa la stessa diffidenza: è pericoloso, rubano i tuoi dati, chissà chi ci trovi. Oggi computer e tablet fanno parte della vita quotidiana di due terzi degli italiani. Oggetto di studi di previdenza comportamentale lo scarso successo della previdenza complementare tra gli italiani, abituati nei decenni a delegare allo Stato il proprio destino previdenziale; il tasso di adesione è fermo a circa un quinto degli aventi diritto, arretra tra i dipendenti e crescono le nuove adesioni solo agli strumenti più inefficienti. Allo stesso tempo, tra gli iscritti ai fondi pensione si registra un tasso di sosddisfazione pari all'86%, come rivela la recente indagine campionaria Mefop, da fare invidia ai ter quarti dei prodotti in commercio.
Il punto rilevante è che si decide in base al proprio cocktail di "trigger" mentali: cultura, convinzioni, sentito dire, emotività, informazioni, pubblicità. Spesso il cocktail è un freno al cambiamento. E quando il Rubicone viene passato, l'abitudine cambia l'approccio stesso alla materia che la tecnologia ci aiuta ad avvicinare in modo più diretto. Basti pensare allo stesso denaro: una recente indagine condotta tra 11mila individui in 12 paesi da Ing, dice che il 40% dei neofiti del mobile banking riesce a risparmiare più di prima, paga in tempo le bollette (58% dei casi), va meno in rosso (56%), nell'86% dei casi controlla più spesso il proprio conto corrente, ha un controllo maggiore sulle spese (78%). La banca in tasca, in definitiva, viene percepita come più vicina al cuore e alla mente del consumatore. Questo «empowerment» è confermato dal fatto che il cliente mobile afferma nel 65,5% dei casi di aver ricevuto un'educazione finanziaria, contro il 49,3% di chi è abituato allo sportello. E che si sente perso se non può parlare in filiale con un addetto, che invece è lì, oltre che per fare in teoria consulenza, per vendere.
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