Giornalisti distratti sulla previdenza complementare

Solo 1583 giornalisti hanno votato per il rinnovo del consiglio di amministrazione e dei sindaci del loro fondo pensione. Pochi davvero: l’11.92% dei 13.279 iscritti, su un bacino di aderenti potenziali di oltre 50mila addetti. Una partecipazione alla consultazione, che si è svolta online, denota uno scarso interesse dei giornalisti per le proprie pensioni di scorta. Nonostante le prospettive del comparto media non siano certo rosee, nonostante il calo progressivo del tasso di sostituzioni riguardi anche i giornalisti e nonostante la consistenza del patrimonio di un fondo che ha assunto la consistenza di 400 milioni di euro. Era lecito attendersi più partecipazione da una categoria che mostra? Oppure questa distrazione è comprensibile, secondo il principio per cui «a casa dell’idraulico c’è sempre un rubinetto che perde»? Dovrà essere il nuovo Cda a trovare risposte. Il primo passo del nuovo consiglio? L’incarico alla cassa di primo pilastro, l’Inpgi, di gestire le rendite dei giornalisti italiani: che – contrariamente a quanto probabilmente ritiene la maggioranza – ha aspettative di vita inferiori rispetto alla collettività (e uno stile di vita poco regolare) e necessita di pensioni su misura.

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