Perchè la meta pensionistica si fa più lontata

Alzi la mano chi, soprattutto se giovane, ha tirato un sospiro di sollievo nel leggere di un recente rapporto, secondo il quale i giovani percepiranno una pensione pari al 70% dell'ultimo stipendio. E che si reputino soddisfatti nel sapere che questo generoso tasso di sostituzione si ottiene a patto di guadagnare poco per tutta la propria carriera lavorativa, senza interruzioni del rapporto di lavoro e comunque a patto che le condizioni per il pensionamento non cambino più da qui al 2046. Alzi la mano ora chi è fiducioso che non ci siano ritocchi alle pensioni fino ad allora. Difficile dire se c'è di che essere soddisfatti di questo risultato: chi guadagna 5mila euro al mese si sente magari insoddisfatto a ragione; altri sono in pace con se stessi e con l'universo con mille euro al mese. Il punto è che nel mondo che il compianto Steve Jobs ha contribuito a costruire (insieme a molti altri) conta l'individuo, non le medie. L'era delle masse ha lasciato il posto al protagonismo di milioni di giovani e meno giovani che sui social network gridano il loro essere al mondo. La stessa direttiva europea sui servizi finanziari Mifid ha disegnato il rapporto tra domanda e offerta sul concetto di adeguatezza dello strumento alla caratteristica individuale del consumatore. In previdenza ciò è ancora più importante, proprio a causa dei molti fattori che interagiscono con il meccanismo di calcolo per determinare le prestazioni. E ciò vale ancor di più quando nell'aria aleggia la possibilità di nuovi tagli alle prestazioni. È il «rischio politico» che incide sul futuro dei lavoratori più che il rischio finanziario, gestibile, almeno in parte, con scelte individuali o meccanismi automatici. D'altronde, che le pensioni siano nel mirino dell'Esecutivo non è un mistero, viste le prove tecniche di quest'estate. Il disallineamento tra le prestazioni di chi ha beneficiato del sistema retributivo e quelle di chi invece ha avuto in sorte quello contributivo saranno sempre più eclatanti. Da qui un'ulteriore rivoluzione epocale, quella della solidarietà intergenerazionale: non sono più i figli a occuparsi dei padri, come accade dalla notte dei tempi, ma sono i genitori ad aiutare i loro figli, privi delle prospettive lavorative delle generazioni precedenti. Dura da digerire. Soprattutto in assenza di un modello sostitutivo o di supporto, anche informativo. Si pensi alla «busta arancione», ossia la comunicazione delle prospettive previdenziali in ragione della contribuzione in essere: prima annunciata dall'Esecutivo, poi disincentivata, ostacolando infine gli enti previdenziali pronti a diffondere le informazioni. La previdenza complementare, invece, dopo l'operazione di smobilizzo del Tfr è stata lasciata a se stessa: le rituali promesse sugli aggiustamenti normativi, di anno in anno sono diventate più sfumate e opache, per poi scomparire del tutto. Idem per una nuova campagna di adesione ai fondi pensione. Stupisce, per questo, lo stupore con cui sono state accolte le proposte avanzate di recente dai presidenti dell'Abi, Giuseppe Mussari, e dell'Ania, Fabio Cerchiai, di rendere obbligatoria l'adesione alla previdenza complementare: indicare il loro interesse nel business non risolve il problema dei giovani. Dati alla mano, il cammino degli italiani verso la pensione si sta facendo più lungo, più impervio, meno soddisfacente. E l'aumento delle aspettative di vita è l'elemento meno indigesto tra tutti: vivere di più più che un problema è un'opportunità. Ma vivere come? L'indice Healthy life years, che monitora la qualità della vita, è in netto calo nel nostro Paese, in controtendenza con gli altri Paesi europei. Secondo un'analisi su dati Eurostat dell'epidemiologo Valerio Gennaro, le donne italiane hanno perso circa 10 anni di aspettativa di vita sana tra il 2004 e il 2008, scendendo così sotto la media europea (sei anni gli uomini). E dopo il 2008 cosa è successo? Difficile dirlo, visto che l'Italia ha interrotto il flusso di dati all'agenzia europea. «Se un albero impiega vent'anni a crescere, affrettati a piantarlo», diceva Lao Tzu. Inutile cercare frutti, se si preferisce non piantare semi.

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  • Dr.G. Nastasi |

    Questi calcolo sull’aspettativa di vita ed i dati che vengono “sparati”probabilmente sono un pò “datati”;di recente quello che si vede in ospedale è un grande aumento dei tumori e delle patologie cardiovascolari.Probabilmente ciò è in parte dovuto al miglioramento che c’era stato del sistema sanitario nazionale e quindi al netto miglioramento della capacità diagnostica, sopratutto negli ospedali, di queste patologie,quindi è in parte un aumento di conoscenza di questi eventi che non era possibile rilevare in passato:le cure susseguenti all’aumento che c’era stato della capacità diagnostica,non sempre tempestiva, hanno determinato guarigioni ma anche aumento di cronicità invalidanti(quindi costose)di molti pazienti che non sono restituibili al lavoro.In questi ultimi tempi i tagli alla sanità in Italia,la chiusura di molti ospedali per acuti “le ottimizzazioni”stanno degradando significativamente la “tempestività”del trattamento in acuto, il che creerà più cronicità e decessi;pertanto è presumibile non un aumento bensì un calo della speranza di vita, se questi tagli dovessero proseguire, anche perchè la crisi economica renderà difficile accessi a pagamento sostitutivi.A mio modesto avviso il parametro speranza di vita non ha una seria e puntuale obiettività scientifica ed un carattere di rilevazione dinamica,sembra sempre più avere affinità con l'”inflazione programmata”notoriamente diversa dalla “reale” .

  • umberto d |

    Bell’articolo. Da condividere nei contenuti. Tuttavia. L’aspettativa di vita che si vede negli studi è un pò come certi servizi sulle disponibilità di patrimonio da investire del ceto medio. Avulse dalla realtà. Basta guardarsi attorno per capire che coloro i quali oggi contribuiscono ad innalzare la vita media sono gli stessi che hanno goduto di un welfare molto generoso. Noi ora paghiamo tutto e non godremo di niente, dato che creperemo molto prima di raggiungere le soglie determinate paradossalmente da questi soggetti. Beffati due volte. Come ha scritto un grande, ci troveremo “al di là di un domani che non abbiamo raggiunto”.

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