Per una pensione più alta servono scelte più coerenti

Si fa presto a dire "aderisco alla previdenza complementare". Poi, parlando di pensione, scattano dentro di noi una serie di meccanismi psicologici che associano la pensione con la garanzia, la sicurezza, la protezione. Anche in chi conosce i numeri e le simulazioni sull’equity premium e sull’orizzonte temporale. Per questo circa il 40% degli iscritti ai fondi pensione italiani aderiscono a comparti garantiti e solo una parte minoritaria sceglie linee a maggior componente azionaria; anche se i numerosi anni al momento della quiescenza indurrebbero a prediligere strumenti più premianti nel lungo termine. Ma quanto, più premianti? Abbiamo provato a girare il quesito a Epheso, la società che elabora motori di calcolo e software per la finanza e la previdenza.

Per farlo abbiamo deciso di prendere in esame due soggetti (Scarica Tabella), ipotizzando l’adesione a tre differenti linee di investimento. Per le proiezioni Epheso ha utilizzato i criteri identificati da Covip per la redazione dei progetti esemplificativi degli iscritti ai fondi pensione per quanto riguarda il risultato mediano; mentre per i valori massimi e minimi gli analisti hanno preso in esame volatilità e varianza attesa negli anni.

I risultati evidenziamo come proprio la varianza costituisca un fattore importante: la differenza tra la linea più "prudente" e quella più "aggressiva" è di 2,5% del tasso di sostituzione tra ultimo stipendio e primo assegno pensionistico, nel caso si consideri il risultato minimo ipotizzabile; se invece si ipotizza il risultato massimo conseguibile il tasso di sostituzione può cambiare anche del 12,5%. In altre parole, un giovane di trent’anni che scelga "prudentemente" una linea 100% obbligazionaria porterebbe a casa una pensione inferiore di un ottavo rispetto all’ipotetico gemello che invece avesse deciso di aderire a una linea equamente ripartita tra azioni e obbligazioni.

È questa la misura dell’errore causato da una mancata opportunità colta: un risultato negativo che rappresenta un errore qualitativamente analogo a quello dovuto alla riduzione delle prestazioni per eccesso di confidenza nei mercati azionari, in prossimità della pensione. Ma quantitativamente molto maggiore: chi rischia di più fino a tarda età può perdere meno del 3 per cento. Risultati che sottolineano l’importanza di una scelta coerente con le esigenze anagrafiche e professionali dell’individuo.

 

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