Sorpresa: le pensioni italiane sono un modello che molti imitano (e magari non lo sanno)

Andate a raccontare negli Stati Uniti che a inventare il telefono è stato Antonio Meucci. Prima vi guarderanno un po’ stupiti e poi si metteranno a ridere e vi tretteranno come il solito italiano ridanciano che scherza sempre. In America e in tutto il mondo, è universalmente noto che a inventare il telefono è stato Alexander Graham Bell (anche se solo da pochi anni alcune ricerche hanno rivalutato anche all’estero le ricerche di Meucci). Triste destino, quello della creatività e dell’invenzione italiana: avere l’illuminazione e vedere però poi gli altri assurgere a modelli consacrati a livello internazionale. Colpa della normativa sui brevetti? Anche, ma non solo.

L’ultimo caso riguarda le pensioni: in tutto il mondo industrializzato la crisi finaziaria ha picchiato duro, soprattutto nel mondo anglosassone, caratterizzato da sistemi a prestazione definita. Il problema riguarda i fondi offerti dai datori di lavoro privati, così come quelli pubblici, in particolare di soggetti che da noi definiremmo enti locali. Accade nel Regno Unito così come negli Stati Uniti. In Inghilterra calcolare la pensione integrativa in base all’ultimo salario ha garantito finora prestazioni ricche e costose per chi le deve garantire, ossia la mano pubblica: un fardello di 3,5 miliardi di sterline nel 2004, salito oggi a 10 miliardi di sterline. “All change!” era l’annuncio dei capostazione britannici, che riecchegia oggi nelle conversazioni tra David Cameron e Nick Clegg, rispettivamente primo ministro britannico e leader dei liberali inglesi. La soluzione? Il modello svedese: l’assegno pensionistico è calcolato in base a quanto il lavoratore ha accantonato durante la sua vita lavorativa, più il rendimento della gestione. Vi ricorda qualcosa? Fermi lì, diamo un’occhiata oltreoceano per scoprire il passivo monstre dei fondi pensionistici statali americani: oltre 3mila miliardi di dollari di rosso, calcolati a inizio 2009 e quindi passibili di crescita. Le passività sono tali che alcuni stati come New Jersey, Connecticut e Indiana esauriranno i fondi per le pensioni entro 10 anni, l’Illinois entro 8. Ma questi passività non si iscrivono in bilancio, per cui se ne parla poco e sono visibili solo agli addetti ai lavori: che prima della catastrofe si affrettano a suggerire alle autorità la soluzione: il modello a contribuzione definita made in Sweden. Avete indovinato? Le storie d’oltremanica e d’oltre oceano raccontate sul Sole 24 Ore dai colleghi Leonardo Maisano e Claudio Gatti, ci parlano di soluzioni che ricalcano il modello adottato dal sistema previdenziale della Svezia nel 1998. Un modello preso pari pari da quello italiano, avviato due anni prima in virtà delle riforme Amato (’92) e Dini (‘95). Con una differenza: in Svezia il regime contributivo è entrato subito in vigore per tutti dal giorno dopo, mentre da noi è stato adottato solo per i neo assunti, producendo ad oggi un’enorme disparità generazionale tra bamboccioni poveri da una parte (chi ha iniziato a lavorare dopo il ’96) e pasciuti ricchi dall’altra, ossia i loro genitori attanagliati oggi da lancinanti sensi di colpa. Per la cronaca, il sistema contributivo in Italia sarà in vigore a fine anni ’20. Ma non è finita: visto che si vive mediamente più a lungo, nel Regno Unito, negli Stati Uniti, ma anche in Francia, Germania e in molti altri paesi si discute di innalzare l’età del pensionamento. E se c’è chi pensa di fissare per legge un’età maggiore, altri stanno pensando di rendere automatico l’innalzamento dell’età pensionistica all’allungamento della vita media. Esattamente ciò che prevede la manovra appena varata dal Senato. Genio italico? Eccellenza del Bel Paese? Mica tanto: il punto è che i danni provocati dall’impennarsi del debito pubblico – che tolgono il sonno oggi ai maggiori paesi industrializzati – l’Italia li ha imparati a conoscere prima: il picco negli anni 80, quando socialisti e democristiani si sfidavano a colpi di prebende alle lobby, nella disperata (per la collettività) conquista del potere (per loro). L'Italia è avanti, nei problemi e talvolta nelle soluzioni. Ma non certo nel rigore con cui queste vanno applicate.

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