«Ma poi a quanto ammonterà la mia pensione di scorta?» L'attenzione per i rendimenti – rilevante nella fase di accumulo – non deve far perdere di vista l'obiettivo finale della previdenza complementare, ossia la fase di decumulo. La rendita, cioè, di secondo pilastro per limitare la riduzione delle entrate per il pensionato. Un mercato delle rendite in Italia non esiste, a differenza di altri paesi: solo lo 0,5% circa di chi stipula una polizza preferisce al capitale una rendita. E per i fondi pensione siamo alla preistoria. La stessa Covip prova a contribuire a costruirla: la commissione di vigilanza sui fondi pensione ha introdotto da quest’anno l’obbligo per i fondi di inviare ai loro iscritti il «Progetto esemplificativo», ossia la stima dell’ammontare della loro pensione di scorta. Una stima andata di traverso a molti iscritti: i quali hanno calcolato che per "recuperare" il montante accumulato in forma di rendita siano necessari anche più di trent’anni dopo la pensione: molto più dell’aspettativa di vita media. La causa? I costi, talvolta, che incidono in misura notevole per Pip, soprattutto, oltre che fondi aperti. Ma soprattutto i criteri stessi di calcolo messa a punto dalla commissione; criteri che indicano un tasso tecnico (l’aumento delle prime rate) pari a zero, anche allo stesso tempo si ipotizza un costo dell'1,25% per la trasformazione del montante in rendita. Un’ipotesi dettata da una prudenza forse eccessiva; in ogni caso lontana da ciò che il mercato può offrire. La riprova viene da ciò che prevede la convenzione
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