La delusione di Finocchiaro

Il sistema della previdenza complementare esce dalla recente crisi finanziaria «sufficientemente solido, con una capacità di tenuta superiore a quella registrata in altri Paesi». Così il presidente della Covip Antonio Finocchiaro descrive lo stato di salute dei fondi pensione italiani, nel corso dell’audizione di ieri presso la Commissione Lavoro della Camera dei deputati. Non sono tuttavia mancati elementi di delusione riguardo le ancora basse adesioni al sistema delle garanzie di secondo pilastro. Il numero uno dell’autorità di vigilanza sui fondi pensioni ha rilevato il mancato contributo in questo senso da parte dell’esecutivo: dal Ministero dell’Istruzione, da cui Covip attende da quasi un anno risposta alle proposte avanzate sulla diffusione della cultura previdenziale nelle scuole (di un anno e mezzo fa il protocollo di intesa Covip-Ministero in questo senso); ai "mezzi televisivi", in particolare il servizio pubblico e i suoi spazi a disposizione della Presidenza del Consiglio, che non ha dato finora seguito alla dichiarata disponibilità per una campagna informativa congiunta. Un tema «drammaticamente sottovalutato nel nostro Paese» secondo Finocchiaro, per il quale è fondamentale che venga data la possibilità di conoscere il reddito pensionistico che ragionevolmente lo può attendere una volta in pensione. «Avvicinandosi alla pensione – ha detto Finocchiaro ai membri della commissione Lavoro – milioni di lavoratori si renderanno conto della disparità di trattamento rispetto a chi smette di lavorare oggi». Tra gli elementi di tenuta, Finocchiaro ha citato l’impianto normativo dei fondi, nonostante i necessari aggiornamenti, come nel caso dei criteri di investimento, risalenti al 1996. Segnale di salute sono anche i rendimenti 2009 delle gestioni: i negoziali sono cresciuti in media dell’8,5%, gli aperti l’11% e i Pip legati a polizze unit linked il 16,5%, a fronte di un Tfr rivalutato di quasi il 2%. Nel biennio 2008-2009 i negoziali si mantengono positivi per poco meno del 2%, poco sotto il tasso di rivalutazione della liquidazione; aperti e Pip, con una maggior componente azionaria, sono invece ancora negativi.

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