La scossa di Draghi per i fondi pensione

Alcune idee sono nuove, come quella dei piani pensionistici occupazionali ibridi. Altre già oggetto di dibattito, come il lifecycle. Fatto sta che le indicazioni del Governatore della Banca d’Italia per rilanciare la previdenza complementare suonano come una scossa per un settore che vive il post-riforma Tfr in modo davvero poco spumeggiante.

Draghi

E ciò nonostante le proposte avanzate dal ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, siano ancora da implementare: l’ultima, una nuova fase di silenzio/assenso da lanciare nel gennaio 2010, la cui preparazione è ferma. Sulle pensioni di scorta il numero uno di Via Nazionale, ieri a Moncalieri è stato molto chiaro: indietro non si torna, non si può cioè «mettere in discussione l’architettura mista del nostro sistema previdenziale» che consente al pilastro a capitalizzazione di compensare quello pubblico, offrendo tassi di sostituzione adeguati e riducendo rischi demografici e politici.

Da rimuovere, piuttosto, gli ostacoli che rallentano lo sviluppo del pilastro complementare: la sovrastima delle pensioni future da parte dei giovani e l’elevata pressione contributiva, in primis. Al capitolo interventi, c’è la possibilità di dirottare una parte della contribuzione dal primo al secondo pilastro pensionistico; Draghi individua il contenimento dei costi, la crescita della concorrenza e delle economie di scala e «appropriati meccanismi di governance» per conquistare la fiducia dei potenziali aderenti.

Ma decisiva è la leva della trasparenza: Draghi torna a caldeggiare l’invio al lavoratore di un rendiconto previdenziale e chiede che la stima della sua prestazione pensionistica avvenga in modo non univoco ma sulla base di una pluralità di scenari possibili. È il progetto in fieri della cosiddetta "busta arancione", analoga a quella svedese, che dovrebbe – salvo complicazioni – essere inviata dall’Inps e dagli altri enti previdenziali a ciascuno degli iscritti la prossima primavera. Uno strumento decisivo per aumentare le adesioni e per renderle coerenti con gli obiettivi individuali dei singoli lavoratori, una buona parte dei quali con livelli di contribuzione e profili di rischio inadeguati..

L’impatto della crisi finanziaria sulle gestioni previdenziali, aggiunge Draghi, impone di individuare soluzioni per proteggere le posizioni di chi è prossimo alla pensione; anche perché gli aderenti tendono a compiere scelte di portafoglio non ottimali. Per questo è necessario che ai lavoratori venga semplificata la scelta, proponendo ad esempio strumenti life-cycle, che riducono la rischiosità con l’avvicinarsi all’età della pensione. E anche in questo caso a Draghi basta un avverbio per indicare la best practice: automaticamente il rischio deve ridursi in portafoglio, togliendo all’aderente o al fondo l’ònere di decidere quando effettuare gli shift di portafoglio.

Per compensare i rischi il Governatore individua garanzie di rendimento minimo o piani pensionistici occupazionali ibridi «già diffusi in altri paesi, dove i contributi dei lavoratori più giovani garantiscono in parte i rendimenti di quelli più anziani. Lo Stato – aggiunge Draghi – può contribuire con l’offerta di titoli pubblici con specifiche forme di indicizzazione o di limitate e trasparenti forme di garanzia sui rendimenti».