Che ne è delle diverse idee avanzate dal Ministro del Welfare Maurizio Sacconi per dare impulso alla previdenza complementare? È passato circa un anno dalle prime proposte: diritto di ripensamento della destinazione del Tfr ai fondi pensione, portabilità del contributo datoriale anche alle forme individuali, abbassamento delle aliquote fiscali. Secondo il Ministro la strada da seguire è quella della concertazione tra le parti sociali: il che tradotto significa un lungo calendario di incontri e audizioni parlamentari (da qualche settimana presso la commissione Lavoro del Senato), divagazioni sulle scorta dell’attualità (che tra tsunami finanziario e terremoto in Abruzzo offre molti spunti), inevitabili veti incrociati. Insomma, tempi lunghi, per una materia che a prenderla con decisionismo, rischia di bruciare le mani del politico di turno. E così, mentre l’Esecutivo dice, ma non fa (ancora), i parlamentari fanno, ma non dicono: a dicembre è stato presentato al Senato un ddl di riforma della previdenza, presentato dai senatori Cinzia Bonfrisco e Francesco Casoli (entrambi Pdl), che ricalca da vicino il testo presentato alla Camera da Giuliano Cazzola. Un ddl «discreto»: in quattro mesi solo una seduta (il 25/2) in commissione e poca pubblicità per un ddl che vuole «completare la riforma del sistema previdenziale», tramite una delega al Governo. Il disegno di legge interviene su numerosi aspetti del sistema previdenziale italiano: punta tra l’altro a offrire una flessibiiltà di età pensionabile, tra i 62 e i 67 anni; introdurre l’adeguamento automatico (cioè non negoziato tra le parti sociali) dei coefficienti di conversione, in base agli aggiornamenti demografici; agevolazioni per le lavoratrici madri e per casalinghe o casalinghi; deducibilità per autonomi e professionisti innalzata a 7mila euro l’anno e riduzione al 6% dell’aliquota fiscale sui rendimenti dei fondi pensione. Il ddl delega al Governo il compito di implementare queste e altre misure: per esempio la riproposizione biennale del semestre di silenzio/assenso sulla destinazione del Tfr, con conferimento tacito anche del contributo datoriale e del lavoratore; oppure l’impegno a promuovere il lifecycle, ossia l’adeguamento periodico della quota di azioni in portafoglio con il mutare dell’età dell’aderente alla previdenza. O addirittura la promozione dell’«unificazione e fusione in un sistema previdenziale delle libere professioni, favorendo forme di previdenza a capitalizzazione». Un provvedimento a largo spettro, come si vede, che tocca temi già in via di definizione, come l’istituzione presso l’Inps di un casellario previdenziale; ma che rappresenta, almeno nelle intenzioni, uno stimolo all’attività dell’esecutivo.
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