C’è una notizia peggiore dell'aggiornamento in negativo riguardo al “rosso” dei fondi pensione inglesi: il fatto che la cura messa in campo per dare ossigeno all’economia sta producendo un peggioramento notevole della salute dei piani previdenziali dei cittadini di Sua Maestà. Le ultime stime sono aggiornate alla fine di marzo e parlano di un deficit che viaggia ormai a 242 miliardi di sterline, l'equivalente di 271,5 miliardi di euro. E’ questa la differenza tra le liabilities, ossia le prestazioni dei fondi pensione, e gli asset, ossia gli attivi in portafoglio: investimenti per lo più in titoli azionari, che storicamente con i loro rendimenti (in passato) cospicui permettevano di tenere bassa la contribuzione a carico del lavoratore e del suo datore di lavoro. Certezze che negli ultimi 20 mesi sono state travolte dallo tsunami finanziario che ha messi in crisi mercati ed economie. E anche i piani previdenziali dei sudditi di Sua Maestà, per la maggior parte a prestazione definita, a differenza di quelli italiani a contribuzione definita). Quel che colpisce è che il trend è in peggioramento: in un mese sono andati in fumo altri 40 miliardi di sterline. La ragione? Sta proprio nella cura alla crisi: il taglio dei tassi operato dalla Bank of England, il cosiddetto “quantitative easing”, ha ridotto di molto i rendimenti dei titoli di Stato, verso cui i fondi pensione stanno dirottando parte del patrimonio precedentemente investito in azioni. D'altronde, questo effetto era atteso, anzi, già calcolato: secondo un recente studio di Goldman Sachs per ogni 50 punti base di taglio del costo del denaro, le passività degli schemi previdenziali salgono di 35/40 miliardi di sterline. Stretti tra azioni che hanno perso anche la metà del loro valore e cedole sempre più modeste, il rosso dei fondi pensione inevitabilmente sale; anche perché, nel frattempo, la crisi spinge fuori dal mercato del lavoro molti lavoratori. Totale: passività cresciute in un anno del 15,5% e del 6,7% solo nel mese di marzo, per circa 990 miliardi di sterline. I dati sono stati raccolti in un report del Pension Protection Fund (una sorta di fondi di garanzia per gli aderenti ai fondi pensione), il quale calcola come circa il 90% dei fondi pensione si trova in deficit; nel solo mese di marzo il numero di quelli che sono riusciti ad evitare il rosso è diminuito ulteriormente, con un surplus ridottosi da 13,3 a 11,1 miliardi di sterline. Secondo David Cule, responsabile di Punter Southall, società di consulenza attuariale, le aziende britanniche dovranno metter mano al portafoglio per coprire il pesante deficit. Se ciò non dovesse accadere, questo potrebbe spingere il Ppf a ridurre il proprio livello di intervento a sostegno delle criticità oppure un intervento diretto o indiretto del governo nel Ppf o nei fondi pensione stessi.