Fusioni tra fondi, primi segnali dal settore volo

Il dato è tratto. Ed è quello giusto per avviare il tanto atteso processo di fusione tra i tre fondi pensione del settore aereo. I sindacati confederali Cgil, Cils, Uil e Ugl, fonti istitutive di Previvolo (piloti), Fondav (assistenti di volo) e Prevaer (personale di terra), hanno inviato alla Covip una lettera in cui si dicono disponibili ad aggregare i tre fondi di categoria e chiedono alla Commissione un incontro per identificare i passaggi necessari per il processo di aggregazione. Una dimostrazione di buona "volontà", destinata a porre la parola fine sulle resistenze di matrice sindacali al progetto. Ed è la prima risposta alle parole del presidente di Covip Finocchiaro che sabato scorso su «Plus24» aveva ammonito sulla necessità di procedere ad aggregazioni tra fondi pensione.

Effetto Colaninno

La mossa sindacale ha un’altra origine di carattere economico: la crisi Alitalia e la trasformazione in Cai. «La fusione ora è una necessità imprescindibile – dice Claudio Genovesi, segretario nazionale Fit-Cisl –: 800 piloti Alitalia su 3mila non sono più in servizio e questo fa lievitare i costi delle gestioni amministrativa, già molto alte, riducendo la somma destinata a gli investimenti. I fondi pensione hanno bisogno di platee vaste e economie di scala: far da soli e proteggere le corporazioni è rischioso». «Oggi gli iscritti a Previvolo pagano una quota di 140 euro l’anno – dice Francesco Anfossi, responsabile nazionale trasporto aereo per l’Ugl –, quelli a Prevaer 30 euro; chi ha grandi masse come Cometa, fa pagare solo 13 euro. Vogliamo creare un unico fondo con un bacino potenziale di 50mila addetti, in cui rappresentare le prerogative di ogni categoria». Scelte di buon senso, da tempo evidenti, ma che in perfetto stile italico solo la crisi del settore aereo ha spinto. E c’è anche chi ipotizza la creazione un fondo unico per tutto il settore trasporti, ricordando lo studio di Attilio Mucelli (vedi «Plus24» del 21/6/2008), che evidenziava gli alti costi del comparto, a fronte della media dei fondi pensione.

I possibili ma

È fatta, dunque? Restano in realtà alcune incognite: la mossa dei confederali non è condivisa dai sindacati autonomi dei piloti, che preferiscono sinergie tra fondi e ricordano la scarsa rappresentatività dei confederali nella propria categoria. L’altra incognita riguarda la parte datoriale, che sull’argomento hanno mantenuto finora una posizione più defilata. Anche se le parole inequivocabili del presidente della Covip non lasciano spazio a mediazioni. Ma il nodo datoriale non è da sottovalutare: «Il tema poltrone non è problema solo sindacale – dice Flavio Casetti, segretario di Assofondipensione –: le diverse associazioni datoriali spesso chiedono rappresentanza nei Cda dei fondi pensione cui fanno riferimento comparti produttivi diversi. Chi non tiene conto di questi aspetti evidentemente non vuol portare a termine le fusioni in modo efficiente o non vuole proprio realizzarle. Non perdiamo di vista altre strade per rendere i fondi efficienti: come ad esempio la creazione di servizi comuni, come la scelta della compagnia per l’erogazione delle rendite nei mesi scorsi guidata da Assofondipensione».

Preesistenti

E poi ci sono i fondi bancari, che da anni seguono a debita distanza, con un passo molto più lento, il processo di aggregazione tra istituti di credito. Con esiti anche molto differenti tra loro, almeno considerando le mosse dei due principali gruppo italiani, Intesa Sanpaolo e UniCredit. La banca guidata da Corrado Passera ha rinunciato all’obiettivo di creare un unico fondo per tutti i suoi dipendenti, causa l’eccesso di resistenze a smantellare strutture vecchie, anzi, antiche di decenni (si pensi alla tutela del marchio Banco di Napoli). I nuovo assunti vanno al Fapa Intesa, che punta a fornire le proprie competenze in materia di gestione ai piccoli fondi della galassia. Anche nella banca guidata da Alessandro Profumo c’è una struttura pivot, il Fondo UniCredit, che ha già aggregato diverse casse del gruppo (Carpi, Mcc) e che nei prossimi mesi si appresta ad accorpare il fondo pensione Bipop: una mossa richiesta dagli stessi iscritti, delusi dai risultati finanziari negativi, già nel 2007. Da precisare che ciascun dipendente del gruppo UniCredit può chiedere di trasferire la propria posizione autonomamente al fondo pensione omonimo.