Se Calpers non ride, la Norvegia piange

Un patrimonio che cala di 26,3 miliardi di dollari tra giugno e settembre di quest’anno: ancor prima, cioè, del momento più acuto della crisi. Piange anche un colosso della previdenza come Calpers (California Public Employees Retirement System, circa 200 miliardi di dollari di asset), per lo tsunami finanziario che si è abbattuto sui mercati; e piangono altri big come il Norwegian Government Pension Fund (250 miliardi di euro) che solo in ottobre ha perso 29 miliardi di corone norvegesi, pari a 3,26 miliardi di euro.

Risultati di periodo che non lasciano indifferenti gli aderenti e i vertici dei fondi pensione stessi, mettendo a dura prova emotiva le strategie di lungo periodo. Che vengono in genere mantenute. Anche se ragioni tecniche possono portare ad un cambiamento dell’asset allocation: Calpers finora prevedeva di avere circa il 56% del patrimonio in azioni e il 9,5% in investimenti alternativi; ma con il calo dei valori azionari il fondo si trova eccessivamente esposto a hedge fund, private equity e venture capital, saliti al 14% e tendenti ad aumentare ancora. Calpers spera ora in un rimbalzo dei mercati, prima gli si chieda di rimettere in sesto il proprio portafoglio. «Abbiamo ancora otto mesi prima della fine dell’anno fiscale», si legge in un recente report del comitato degli attuari del fondo pensione californiano, in cui si preconizzava una perdita annua del 20% per Calpers, anche se al 30 giugno scorso i numeri davano un possibile calo del 34%.

«Il Norwegian Government Pension Fund – aveva detto a inizio ottobre Kristin Halvorsen, Ministro delle Finanze di Oslo – procede in linea con il raggiungimento degli obiettivi di rendimento». Anche se non ha certo aiutato la decisione di qualche mese fa di aumentare la quota investita in azioni dal 40 al 60%, debolmente controbilanciata dai rendimenti offerti dal reddito fisso, in questi ultimi mesi.

ultim’ora:

Secondo quanto reso noto da Norges Bank Investment Management, che gestisce il fondo pensione norvegese, il terzo trimestre del 2008 ha fatto ergistrare un calo dei rendimenti del 7,68%, l’1,84% in meno del benchmark definito dal Ministero delle Finanze norvegese (l’underperformance più rilevante da 10 anni n qua).