Oltre 17mila aderenti ai fondi pensione di categoria non hanno avuto dubbi e hanno preferito l’uovo oggi piuttosto che la gallina domani. È così che ha scelto chi nel 2007 ha deciso di chiedere al proprio fondo anticipazioni per le cosiddette «ulteriori esigenze»: una possibilità introdotta dalla legge 252/05 (articolo 11, comma 7-c) a vantaggio di chi è iscritto da otto anni a una forma previdenziale e intende ottenere fino al 30% del montante accumulato fino a quel momento. Su queste somme, per le prestazioni maturate dal 1° gennaio 2007, si applica una ritenuta a titolo di imposta pari al 23 per cento.
Secondo i dati raccolti da Mefop (Società per lo sviluppo del mercato dei fondi pensione, nel 2007 dai fondi sono fuoriusciti con destinazione le tasche degli aderenti, 49,66 milioni di euro; cui sono da aggiungere le somme richieste dagli iscritti per le prestazioni "tradizionali", ossia spese mediche e, soprattutto, acquisto o ristrutturazione prima casa: per la prima esigenza Mefop ha registrato 1.415 richieste per un totale di 7,74 milioni di euro mentre per l’acquisto o i lavori della propria abitazione le richieste sono state poco meno di 5mila per un totale di oltre 54 milioni di euro. In tutto quasi 24mila lavoratori, tra quelli che finora hanno preferito una pensione di scorta al Tfr in azienda, si sono già fatti restituire 111,52 milioni lordi. L’Erario ha incassato 25,5 milioni: una cifra ben superiore a quanto raccolto grazie al prelievo dell’11% sui rendimenti annui, stimato in meno di 2 milioni di euro (ma comprensivo anche delle aliquote applicate sulla redditività degli immobili dei fondi preesistenti, che la statistica Mefop non comprende). Il primo test segna dunque un buon successo di questa prerogativa, che rappresenta, insieme alle anticipazioni per la ristrutturazione della propria casa, una delle novità più rilevanti della riforma Maroni: allargando il novero delle prestazioni a vantaggio dell’aderente, rispetto a quello più ristretto a disposizione di chi continua a conferire il proprio Tfr in azienda. La scelta tuttavia presenta alcune controindicazioni: inficia la formazione di una pensione di scorta che sia in linea con le esigenze di supportare il gap tra ultimo stipendio e pensione obbligatoria; e inoltre prevede (dal 2007) l’applicazione di un’aliquota fiscale più alta (il 23%) rispetto a quella prevista alla fine della fase di accumulazione (15-9%). «Tra i fattori che hanno spinto i lavoratori ad attingere dal proprio fondo pensione – dice Mauro Marè presidente di Mefop – c’è sicuramente la cosiddetta "crisi della quarta settimana"; ma forse anche il ribasso dei mercati finanziari, che mette alla prova chi non ha una preparazione culturale tale da sopportare queste oscillazioni. Per questo è indispensabile una campagna di informazione e sensibilizzazione nelle scuole sulla previdenza. A partire da quella obbligatoria».