Sono poco più di tre milioni i lavoratori dipendenti di aziende con almeno 50 addetti, scettici rispetto alla previdenza complementare. È questo infatti il numero di iscritti al Fondo Tesoreria, gestito dall’Inps, che raccoglie il Tfr maturando di chi ha deciso di non aderire alla previdenza complementare, o di non ritoccare la quota già versata. Sì, perché una fetta non trascurabile, 371mila in tutto, sono coloro che hanno deciso nel corso del 2007 di non incrementare i propri versamenti al fondo pensione di categoria cui avevano aderito in passato, indirizzando circa un terzo del proprio trattamento di fine rapporto maturando, in quanto "vecchi iscritti" ossia approdati nel mondo del lavoro prima del 28 marzo del 1993.
A questi si aggiungono 2,6 milioni di lavoratori che, lo scorso anno, piuttosto che costituirsi una pensione di scorta hanno preferito finanziare la cassa dell’Inps destinata alle infrastrutture pubbliche, secondo gli stessi criteri di liquidabilità e rivalutazione del mantenimento del Tfr in azienda.
Inoltre, va considerato che oltre 6 milioni di lavoratori appartenenti ad aziende fino a 49 dipendenti hanno scelto di conservare il Tfr (che, in questi casi, è rimasto nelle casse delle imprese).
In tutto al Fondo Tesoreria risulta una dote di circa 6 miliardi di euro. Cifre emerse nel corso del convegno organizzato ieri da Carefin Bocconi e dedicato alla previdenza complementare dei dipendenti pubblici e privati, a un anno dall’avvio della riforma. Un bilancio che registra il buon successo di adesioni durante lo scorso anno, ma che vede i primi mesi del 2008 segnare tassi di adesione analoghi quelli ante riforma, come rilevato dai ricercatori della Bocconi, Sergio Paci e Aurelio Donato Candian.
Tanto che appare inevitabile rivedere la normativa per favorire le adesioni, come anticipato l’altro ieri dal ministro del Welfare Maurizio Sacconi: reversibilità delle scelte, nuove agevolazioni fiscali e una maggiore omogeneità tra gli strumenti previdenziali, ossia la possibile destinazione del contributo datoriale anche alle forme individuali come i fondi aperti e i Pip, opzione su cui i sindacati non sono d’accordo.
«Non sono da sottovalutare – ha detto Candian – i rischi di implementare nel pubblico un modello privato di previdenza complementare che rischia di essere già superato. Per non parlare del conflitto di interessi del settore pubblico: che è legislatore e allo stesso tempo fonte istitutiva».
Il direttore generale della Covip Raffaele Capuano ha confermato che la Commissione elaborerà nelle prossime settimane la versione personalizzata del «Progetto Esemplificativo», il modello che consentirà di avere una stima sull’importo della pensione complementare. A luglio gli iscritti alla previdenza complementare riceveranno la versione standardizzata.
Il modello personalizzato partirà dalla posizione di primo pilastro. A questo proposito, il coordinatore del Nucleo di valutazione della spesa previdenziale, Alberto Brambilla, ha spiegato che nel marzo del 2009 inizieranno i test per la formazione del Casellario centrale dei lavoratori attivi, che permetterà di avere un quadro completo della forza lavoro e di fornire online a tutti i lavoratori un estratto conto previdenziale aggiornato sulla posizione obbligatoria. Così da impostare una strategia adeguata per il secondo pilastro previdenziale. Il Casellario sarà operativo nel 2010.