Tfr, un tesoretto da oltre 6 milioni di euro

Sono i primi frutti della riforma del Tfr, quella che nelle aspettative doveva imprimere una svolta alla previdenza complementare in Italia. Certo, un avanzo pari a qualcosa di più di 6 milioni di euro– stimati e provvisori, visto che alcuni negoziali non hanno ancora messo mano ai numeri – non sposta il sistema, che vanta ad oggi una cinquantina di miliardi di attivi in gestione. Ma resta il primo piccolo segnale percepibile dell’effetto prodotto dalle economie di scala.

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Tanto che il surplus creato dall’impennata di iscrizioni ai fondi pensione, e di entrate derivanti dalle quote annuale più quelle di iscrizione una tantum, hanno spinto in molti a parlare di "tesoretto", evocando lo spirito di quel surplus di bilancio di cui la trimestrale di cassa, a fine marzo, verificherà l’esistenza e l’eventuale consistenza. Insomma una buona, seppur piccola, notizia che una buona parte dei neo aderenti alla previdenza complementare, verificheranno subito, vedendosi scontare la quota annuale.

Attenzione però, non è detto che chi non registra alcun "tesoretto" abbia avuto basse adesioni o, peggio, una cattiva amministrazione: il surplus è quella parte che eccede le entrate preventivate, il che significa che se un fondo ha avuto adesioni in linea con le previsioni e sono state investite somme in linea con questi obiettivi, è facile che non emerga alcun avanzo di cassa, pur in presenza di una accorta gestione amministrativa. Un dato frequente, quando il tasso di adesione è già talmente alto che i nuovi ingressi, meno numerosi che per altri fondi, non hanno mosso in maniera altrettanto sensibile il bilancio del fondo. Diverse le scelte compiute o che i fondi devono ancora compiere, sulla destinazione di questo tesoretto: la natura no profit dei fondi pensione impone loro come prioritaria la redistribuzione del denaro agli aderenti, sotto forma di sconto sulle quote dell’anno passato o in corso. Ma l’esiguità delle somme redistribuibili e il basso tasso di adesione di alcuni fondi nel rispettivo bacino potenziale ha spinto molti a preferire di investire in promozione della previdenza.

Basti pensare a Cometa (metalmeccanici), che si rivolge ad una categoria dove le uscite dall’attività produttiva sono rilevanti e rendono necessaria un’attenta opera di sensibilizzazione per fornire a questi lavoratori una pensione di scorta, al momento del bisogno; e consentire, tra l’altro, al fondo stesso di mantenere il livello di adesione vicino al 50% del totale. Fonchim, invece, proprio quest’anno ha deciso di puntare l’eccedenza sulla promozione del fondo, circa 700mila euro, dopo aver "girato" negli ultimi dieci anni circa un milione di euro di surplus agli iscritti. L’obiettivo del fondo dei chimici è di ammodernare il sito internet, la sua struttura informatica, completando l’informatizzazione della gestione documentale. Diverso è il caso di Previambiente, che ha recentemente esteso il bacino potenziale al settore delle imprese di pulizia industriali: 200mila lavoratori in più da contattare e seguire nel percorso previdenziale. «Per questa nuova sfida – dice il direttore di Previambiente Alessandro Ruggini – abbiamo deciso di potenziale il call center e la struttura che risponde alle mail, che ormai arrivano al ritmo di 70-80 al giorno, ciascuna con un’esigenza puntuale da approfondire cui rispondere».

Tra le nuove sfide, l’estensione del bacino potenziale è quello su cui si concentra l’attenzione di chi dirige i fondi pensione: Solidarietà Veneto, per esempio, ha recentemente ottenuto il via libera da Covip per allargare la platea di riferimento agli autonomi (artigiani e agricoltori compresi), agli atipici che lavorano nella regione, affrontando da apripista il compito di offrire a chi avrà la maggiore scopertura pensionistica un supporto previdenziale di secondo pilastro; e senza poter contare più di tanto su parte della rete sindacale, visto che a Solidarietà Veneto non aderisce Cgil, mentre la Uil ha recentemente aderito al fondo insieme a Confapi. Per altri l’investimento in promozione del fondo è un tema ricorrente: «È fondamentale per noi attivare azioni di tutela dell’area dei destinatari del fondo – dice Flavio Casetti, direttore di Cooperlavoro -, contesa da frettolosi equiparatori della figura del socio lavoratore a quella del semplice lavoratore dipendente. A fine 2007 il numero di iscritti è triplicato e le spese amministrative aumenteranno nel 2008 di 1,5 volte per questo abbiamo deciso di destinare l’eccedenza, oltre che a ridurre le quote 2008, a migliorare la struttura del fondo».