Fondi aperti, nel 2007 adesioni a quota 234mila

In finale d’anno da record. Il sistema dei fondi pensione aperti fa registrare un ultimo quadrimestre del 2007, in termini di raccolta, di tutto rispetto: con adesioni a quota 234mila da parte di lavoratori dipendenti che hanno deciso di conferire il proprio Tfr, oltre che magari anche un contributo volontario, a queste forme di previdenza complementare.

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Un confronto preciso con i numeri del passato risulta improbo, visto che i dati raccolti periodicamente da Assogestioni considerano tutti gli iscritti agli aperti, comprese anche le tipologie di lavoratori autonomi, professionisti e a progetto.

Ai vertici della classifica per fondi nel 2007, restano Allianz, Arca, Eurizon e Generali, che hanno puntato soprattutto sulle adesioni collettive (la prima ha pochissime adesioni individuali). Carige, invece, ha ottenuto risultati rivelanti pur contando soprattutto sulle adesioni individuali. Brillante la raccolta di Caam, mentre Intesa Previdenza,pur restando ai vertici del sistema (a fine 2006 aveva iscritti per un sesto del totale e un quinto del patrimonio), nell’anno clou raccoglie meno del 6% delle adesioni.

Fermi o quasi nel primo semestre, Pip e aperti hanno raccolto la gran parte delle adesioni dopo l’estate: i loro collocatori hanno sfruttato a dovere l’ultimo periodo per beneficiare dei vantaggi fiscali derivanti dalla deducibilità dei contributi volontari. Sicuramente in modo più efficiente di quanto (non) hanno fatto le esili reti dei negoziali. Un risultato positivo preannunciato già la scorsa settimana su queste pagine dal presidente della Covip, Luigi Scimìa. Un dato che ora va interpretato: «La valutazione è positiva – dice Marcello Messori, presidente di Assogestioni – più che sui numeri di periodo, è interessante in prospettiva: per le piccole e medie imprese, dove i negoziali hanno fatto fatica a entrare, lo strumento del fondo pensione aperto ad adesione collettiva offre quelle caratteristiche di flessibilità che quelle realtà imprenditoriali richiedono. Basti pensare alle numerose aziende di servizi, presso cui lavorano molti professionisti e autonomi con età mediamente più bassa. Questa è un’opportunità per il buon funzionamento dell’intero sistema previdenziale. Sul fronte della governance, ritengo che gli aperti debbano assumersi la responsabilità di innovare, dando rappresentanza nell’organo di sorveglianza agli aderenti».

Il potenziale è da verificare nei prossimi mesi, soprattutto alla luce degli effetti prodotti dalle fusioni bancarie, da cui ci si attendono costi inferiori e maggiore efficienza di gestione. I fondi aperti di Capitalia, per esempio, stanno per unirsi con quelli di Pioneer; sarà da capire quale modello prevarrà, visto che Piazza Cordusio ha un decimo degli aderenti all’istituto romano. Fusione in vista anche per le società di gestione del risparmio della Popolare di Verona e Novara e della Popolare italiana, sotto le insegne di Banco Popolare: Gestielle è il marchio dei fondi pensione aperti del gruppo. Grandi manovre si preparano anche ad Allianz: che a fine 2007 ha registrato un una frenata a causa delle tensioni con la rete di agenzia (vedi articolo in pagina). «In agenda è previsto un riordino dei tre fondi pensione aperti – dice Giancarlo Biagini, responsabile previdenza complementare di Allianz –. E successivamente trasformare in concreto il potenziale di ciò che abbiamo seminato: abbiamo stretto accordi plurisoggettivi all’interno di 10mila aziende, raccogliendo magari con pochi iscritti in un primo momento. Ma appena la rete tornerà a correre, contiamo di aumentare sensibilmente il numero delle adesioni».

E i rendimenti? Causa rialzo dei tassi e la crisi subprime, anche quest’anno, come nel 2006, è stato smentito l’assunto che i fondi aperti battano i negoziali: la media semplice dei rendimenti elaborata dall’Ufficio Studi del «Sole 24 Ore» (su dati forniti dalle società e raccolti entro il 16 gennaio) è stata dello 0,56% contro l’1,77% registrata dai fondi di categoria (vedi «Plus24» di sabato 12 gennaio). Gli aperti hanno fatto meglio dei negoziali nel battere il proprio benchmark, mentre solo pochi sono riusciti a far meglio del Tfr.