Sotto l’albero di Natale in molti si sarebbero aspettati ben altro. E invece con la legge di Stabilità il Governo ha innalzato la tassazione su fondi pensione e Casse rispettivamente dal 11,5 al 20% e dal 20 al 26% sui rendimenti annui e, per di più ha imposto la misura in maniera retroattiva, facendola cioè entrare in vigore a partire dal 1/1/2014. A poco è valsa l’attività di lobbying del settore, anche perchè il metodo d’azione dell’esecutivo lasciava pochi margini di manovra: “invariati i saldi di cassa, trovate voi le coperture”. Mica semplice trovare coperture retroattive! Quel che ora va sotto la lente sono le cosiddette misure compensative: quel credito d’imposta di 80 milioni annui ottenibili in caso di investimenti “nell’economia reale”, che un successivo decreto dovrà stabilire. Una compensazione davvero poco convincente, se si vuole prendere sul serio l’arrivo del decreto, visto che da almeno tre anni si discute di come far investire gli strumenti previdenziali nell’economia italiana, senza che dai diversi governi che si sono succeduti sia arrivata alcuna proposta operativa (cartolarizzazioni? veicoli di Cassa Depositi e Prestiti, titoli di Stato destinati ai fondi?). Nel settembre scorso fondi pensione e Casse avevano ipotizzato – di concerto con il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan – la nascita di un fondo dei fondi in grado di investire almeno tre miliardi annui in progetti condivisi. Un progetto naufragato sull’altare delle esigenze di cassa del’Erario in occasione della manovra.
Il credito di imposta della legge di Stabilità (“a rubinetto”, cioè destinato a chi arriva prima, tagliando fuori gli altri) presenta qualche dubbio costituzionale (così come la retroattività dell’aumento delle aliquote), se deve contribuire alla ripresa dell’economia italiana, escludendo così gli altri strumenti europei (chi glielo dice a Bruxelles?). E nella migliore dei casi produrrebbe l’effetto di creare nei fatti un vincolo di portafoglio nelle scelte previdenziali dei fondi pensione e delle Casse privatizzate. Il giudizio degli addetti ai lavori non lascia spazio a molti dubbi: “Il Governo in un colpo solo – dice Marco Abatecola, segretario generale Assofondipensione – aumenta la tassazione dei rendimenti e introduce un mal celato vincolo di portafoglio, entrando nel merito della scelta degli investimenti ed intervenendo a gamba tesa sul mercato. L’idea è infatti di quelle che producono effetti distorsivi potenzialmente importanti, alterando in maniera evidente la normale concorrenza tra prodotti offerti agli investitori istituzionali. Rispondendo a quali logiche non è poi dato sapere”. (segue)