Cosa spinge a dimenticare i buoni propositi? Mangiare sano, fare attività fisica, smettere di fumare, così come occuparsi del proprio denaro, della propria pensione o dei rischi che affrontiamo quotidianamente, sono i propositi che mettiamo in cantiere: con l’anno nuovo, dopo Natale, quando arriva lo stipendio, finito questo lavoro, da lunedì. La procrastinazione ha molte cause ed effetti che si traducono in costi e rischi maggiorati. Sia le cause che gli effetti vanno indagati con cura. Interessante vagliare anche le circostanze empiriche: una recente indagine realizzata da Gfk Eurisko per Assidim e presentata pochi giorni fa riferisce del divario tra propositi e realizzazioni. “Evitare comportamenti nocivi” è prioritario per il 29% degli italiani ma solo il 25% ammette di prestarci attenzione (e forse nemmeno tutti costoro); “seguire un’alimentazione sana e corretta” è importante per il 23% ma solo il 14% se ne occupa; per non parlare del “attività fisica” e della “riduzione dello stress”, praticato dal 10% contro un 18% di coloro che si propongono di metterci mano, mentre solo l’8% degli italiani fa regolarmente esami e controlli medici pur in assenza di specifici problemi di salute, contro un 12% di chi dice che sarebbe opportuno farli.
Il punto è cosa invece induce a realizzare i nostri proponimenti: il nudge, secondo Sustein e Thaler. La stessa ricerca dice come sia cambiato dal 2002 al 2013 l’approccio al fumo: i consumatori sono passati da 28 al 20% della popolazione e nel mezzo c’è stata l’introduzione del divieto di fumo nei locali pubblici, una misura che ha portato a ridurre il consumo di tabacco nelle stesse case private, per limitare l’esposizione alla sostanza nociva ai non fumatori e a se stessi. Un risultato non da poco. Parallelamente è salita l’attitudine all’esercizio fisico e mentale rispettivamente di 8 e di 5 punti percentuali, complice le campagne di informazione che sottolineano l’importanza di uno stile di vita oculato.
Informazione, incentivi e divieti sono fondamentali. Gli effetti sono palpabili in materia di salute, che ha senso per il nostro “presente”. Laddove si parla di previdenza invece – il “futuro” – il rischio è di non riuscire a mettere a fuoco gli obiettivi. Se poi, come accaduto nel disegno di legge Stabilità, intervengono elementi che disincentivano l’adesione ai fondi pensione aumentando la tassazione sui rendimenti, non si potrà stupire se si andrà incontro a un futuro di indigenza.