Sarà che per gli italiani le pensioni, seppur di scorta, sono sinonimo di sicurezza e quindi vanno in qualche modo garantite, anche a scapito delle potenzialità che, statistiche e matematica alla mano, i mercati finanziari possono offrire a chi vi investe in un orizzonte temporale adeguato. Sarà che di recente proprio i mercati, per usare un eufemismo, hanno dato ben pochi spunti di ottimismo. Sarà per queste e per molte altre ragioni che circa un quinto di coloro che hanno aderito finora alla previdenza complementare, dall’introduzione della riforma del Tfr, lo ha fatto scegliendo una linea garantita.
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Introdotte dalla legge 252/2005 con il compito di offrire un rendimento comparabile a quello del Tfr e destinate ai lavoratori silenti (chi nel primo semestre del 2007 non aveva fatto scelte esplicite sul proprio Tfr maturando), queste linee hanno attirato l’interesse anche di chi ha preferito alle aleatorietà dei mercati consapevolmente la garanzia del capitale. Oltre, in molti casi, ad un rendimento predefinito con modalità diverse: c’è chi garantisce il tasso di rivalutazione dell’inflazione europea e chi definisce un quota percentuale.
Un "successo" con esiti differenti a seconda della tipologia di forma previdenziale: secondo un’indagine pubblicata sull’ultima Newsletter di Mefop, il 54% degli aderenti ai piani individuali pensionistici ha preferito una linea garantita (gestioni separate di ramo I), mentre il restante 46% ha preferito polizze unit linked, agganciate in varie modalità ai mercati finanziari.
Inferiore la "voglia di garanzia" degli iscritti ai fondi pensione aperti, attestata al 20% e ai fondi pensione di categoria, col 14,5% degli aderenti. In tutto circa 750mila lavoratori sui poco più di 3,5 milioni di lavoratori dipendenti che hanno deciso di destinare il proprio Tfr alla previdenza complementare; in ogni caso molto più dei veri e propri silenti, che al termine del semestre risultano poco più di 60mila. Occorre tuttavia distinguere tra i diversi modi in cui gli iscritti sono approdati a questi comparti: il Monetario Plus di Cometa è il comparto garantito del fondo negoziale dei metalmeccanici e raccoglie le adesioni non solo dei silenti e di chi lo ha preferito ad altre linee di investimento, ma anche di chi si iscriveva al fondo senza scegliere il comparto di destinazione, dopo l’avvio del multicomparto nel maggio 2005: in questo modo ha raccolto finora circa 240mila iscritti, circa il 40% del totale. Fonchim (chimici), l’altro big dei negoziali, usa come default invece il comparto Stabilità (bilanciato), ove è iscritto oltre il 90% degli aderenti. Diverso è il discorso di Fon.Te (commercio): «Il successo della nostra linea garantita – dice Pietro de Rossi, presidente del fondo – conferma che i fondi pensione fanno Welfare e non hanno solo l’obiettivo del rendimento: un comparto garantito offre all’aderente un contenuto previdenziale, piuttosto che finanziario, con strumenti, obiettivi e orizzonti temporale diversi da quelli di un fondo comune. Se non avessimo potuto offrire una linea garantita, probabilmente non saremmo passati in un anno da 25mila a 150 iscritti».
«Una crescita delle adesioni al comparto garantito – dice Alessandro Ruggini, direttore Previambiente – c’è stata, ma limitata a pochi punti percentuali. Non abbiamo registrato segnali di panico a causa della crisi dei mercati e ben pochi hanno chiesto di passare dal comparto bilanciato a quello garantito. Cosa che conferma la fiducia degli aderenti nel fondo». «L’alta percentuale di adesioni al comparto garantito – concorda Salvatore Casabona, direttore di Artifond (artigiani) – non sono effetto della crisi di Borsa dell’ultimo anno: la maggior parte di loro hanno un’età più avanzata, mentre i più giovani si iscrivono alla linea bilanciata».