Riproponiamo un sulla previdenza complementare su uno studio di Ignazio Visco, indicato come il prossimo Governatore della Banca d'Italia
Per Ignazio Visco è necessario aumentare le tutele per gli aderenti ai fondi pensione. Una serie di rischi e difficoltà possono incidere sul perseguimento dell’obiettivo di una pensione adeguata e stabile. «Lasciare i singoli individui ad affrontare da soli tali rischi, taluni dei quali sono di natura sistemica, è inefficiente da un punto di vista economico», ha spiegato.
La crisi finanziaria in atto «rafforza la necessità di sviluppare strumenti efficaci per proteggere i risparmi accantonati previdenziali»: è quanto ha detto in un discorso pronunciato all’Ocse il vice Direttore generale della Banca d’Italia, Ignazio Visco, ora nominato al vertice dell'istituto di vigilanza.
Visco ha osservato quindi che «le soluzioni che i mercati finanziari offrono attualmente dovrebbero essere integrate con accordi collettivi che coinvolgano le generazioni presenti e future».
Il vice dg di Via Nazionale ricorda che nell’ultimo decennio i fondi pensione hanno continuato a espandersi nei paesi più sviluppati; in Italia ciò è invece avvenuto in misura minore: nel 2006 la percentuale degli asset dei fondi pensione sul Pil ammontava al solo 3% contro picchi ad esempio del 127% in Olanda. L’ammontare delle future pensioni dipenderà dunque, a suo parere, sempre più dal risparmio derivante dalla previdenza privata. «Tuttavia i rendimenti sono esposti a rischi, oggi aggravati dalla crisi finanziaria». E l’interrogativo è «come far decollare la previdenza integrativa e come proteggerla dagli effetti della crisi».
Nella fase di accumulo, spiega Visco, è importante che i costi dei fondi pensione non siano elevati e che sia ridotta l’esposizione ai rischi degli investimenti. Un'altra possibilità è data da una assicurazione prestata dallo Stato contro gravi rischi sistemici. Per Visco, infine, «è importante assicurare che l’ammontare accumulato sia decumulato in maniera propria. A tal fine la scelta migliore, sia per il singolo sia per lo Stato, è l’annualità».
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