Contrordine, l’educazione finanziaria non si fa. Il consiglio dei ministri anticipato a martedì scorso (assenti sia Berlusconi che Tremonti) ha depennato il disegno di legge sull’educazione finanziaria dall’ordine del giorno, contrariamente alle attese della vigilia. Rinviato dunque a data da destinarsi l’avvio dell’iter per dotare il paese di un piano nazionale finalizzato al miglioramento delle capacità cognitive dei risparmiatori italiani, così come richiesto dal Parlamento Europeo e dall’Ocse, non più tardi di tre mesi fa. I programmi per comprendere l'uso dei conti correnti, degli interessi composti, dei rischi del debito, della pianificazione previdenziale resteranno fuori dalle scuole italiane (e dagli altri contesti di incontro con gli adulti) ancora per un po’. La ragione di questo depennamento? Come accade a tutti i provvedimenti al vaglio dell’esecutivo – e avanzati da esponenti vicini al presidente della Camera Gianfranco Fini – anche il ddl firmato dalla senatrice Maria Ida Germontani è stato messo da parte dall’esecutivo. Peccato. Sulla strada dell’alfabetizzazione finanziaria degli italiani oggi si è messa di traverso la riunione dei finiani a Mirabello, in passato provvedimenti urgenti, terremoti, alluvioni, la fine delle legislature, le tensioni tra gli alleati. nel giorno in cui l’Ocse bacchettava la scuola italiana poteva essere una bella risposta. Ma in un paese che vive di emergenze, per le scelte strategiche c’è sempre tempo.
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