Che il calo dello spread abbia dato ossigeno ai portafogli dei risparmiatori europei e italiani in particolare, è cosa nota e riferita più volte nelle ultime settimane. Ma a quanto ammonta il "beneficio" finanziario della riduzione del differenziale di rendimento tra BTp italiani e Bund tedeschi sulla previdenza complementare? E, soprattutto, quanto può salire o scendere il rendimento, in relazione all’oscillazione dello spread? Per svolgere questi calcoli abbiamo coinvolto gli analisti di European Investment Consulting, che svolgono attività di risk management per molti fondi pensione negoziali, pari al 45% degli asset totali del settore. Così come nel febbraio scorso per Plus24 Eic ha realizzato un vero e proprio stress test sull’incidenza dei fattori di mercato sulle performance delle gestioni previdenziali. Che, per ottenere un risultato affidabile, necessita di molti dati su cui lavorare: dall’asset allocation dei portafogli, alla duration dei titoli stessi fino alla "convessità" aggiustata per lo spread.
Ricordiamo che il patrimonio dei fondi pensioni di categoria ammonta complessivamente a 27,45 miliardi di euro, sui 94,7 miliardi complessivo destinato dai lavoratori italiani al secondo pilastro pensionistico (dati al 30 giugno scorso). I titoli di Stato italiani in questo portafoglio rappresentano una quota assai rilevante: salita nei negoziali dal 28,9% del 31/12/2011 al 29,4% della fine di agosto scorso.
Lo stress test prevede due possibili scenari: il primo tiene conto di un rialzo di 150 punti base dello spread, dai circa 350 attuali degli ultimi giorni ai 500 punti base, cui era giunto solo poche settimane fa, a luglio. In questo caso il portafoglio complessivo dei fondi pensione negoziali subirebbe una perdita mark-to-market di 266 milioni di euro, pari allo 0,99% del totale. Ma in quanto tempo? «È appena il caso di precisare – dice Pasquale Merella, senior consulting di European Investment Consulting – che si tratta di una dinamica "a tendere": l’effetto di un rialzo dello spread tende a sostanziarsi in una riduzione della performance che verosimilmente potrebbe succedere nel giro di circa un mese, un mese e mezzo». Lo scenario B, quello che in qualche modo stiamo vivendo ora, prevede una riduzione dello spread BTp-Bund da 350 punti base a 200, ossia con un’analoga riduzione di 150 punti base. In base alle simulazioni realizzate da Eic sulle gestioni previdenziali, il calo del differenziale produce un guadagno stimato pari a 298,5 milioni di euro, cioè un rendimento dei fondi pensione che tende a salire dell’1,1% (sempre in un mese, mese e mezzo).
La situazione attuale sta dunque premiando la previdenza complementare, dopo un 2011 che invece aveva creato molti grattacapi per i gestori, con rendimenti vicini allo zero, mentre il Tfr aveva guadagnato il 3,5%. Scenario ribaltato a fine giugno, con i negoziali a +3,1% e il Tfr a +1,8%. Prosegue intanto il riposizionamento dei portafogli. Secondo l’analisi di European Investment Consulting, i fondi di categoria hanno aumentato la loro diversificazione, riducendo in particolare la già esigua quota di Bonos spagnoli, passati dal 4,47% di fine 2011 al 2,4% complessivo. Ma anche dei titoli di Stato tedeschi: l’esposizione dei fondi pensione ai Bund è scesa da 1,59 miliardi di euro (il 15,69% del totale) a 971 milioni (8,47%).
© RIPRODUZIONE RISERVATA