Perchè spread basso e BTp Italia ci renderanno più previdenti

Non capita spesso nel mercato finanziario che domanda e offerta possano trovarsi entrambe soddisfatte: è quasi inevitabile un "gioco della corda", che produca profitti per una parte a scapito dell’altra. Il lancio del BTp Italia può rappresentare una valida eccezione in questo senso, soprattutto ora che lo spread è sceso sotto i 300 punti: non solo perchè offre una più puntuale valorizzazione dell’inflazione rispetto al BTp indicizzato all’inflazione europea; e non soltanto per l’operazione di collocamento online che ha bypassato i tradizionali consorzi di collocamento delle banche, italiane ed estere. E nemmeno perchè l’emittente ha esplicitamente indicato il suo cliente-tipo, il risparmiatore retail. Per il Tesoro il BTp Italia è stata l’arma vincente utilizzata per fronteggiare il pericolo di un riacutizzarsi della crisi del debito italiano: un piano di offerta «fuori sacco» utile per no farsi mettere sottoscacco dagli investitori istituzionali, innanzitutto, che poi anche se esteri hanno sottoscritto i titoli legati all’inflazione italiana in misura sempre più massiccia. E di questo va dato merito alla squadra guidata da Maria Cannata, che ha fatto incassare allo Stato 27 miliardi di euro in pochi mesi, mantenendo sotto controllo il fabbisogno di rifinanziamento di debito. Un puntello, dunque alla stabilità delle finanze pubbliche e private italiane: del Tesoro e delle famiglie che, almeno in questa occasione, non si fronteggiano dalle rispettive trincee. Anche questa è previdenza. Da annoverare come lo strumento finanziario dell’anno 2012, vera novità di un mercato sfiancato da un eccesso di offerta, il titolo è stato giustamente apprezzato dal retail per la banale ragione che è stato pensato sulla base delle sue esigenze e non di quelle dell’emittente. La copertura dal rischio inflazione – o visto da un altro punto di vista, il mantenimento del valore reale dei propri attivi – è l’obiettivo numero uno per chi gestisce i propri soldi, al di là della liquidità contingente; e il perfezionamento del meccanismo di link con l’indice dei prezzi al consumo, rispetto al BTp Eu, è stato premiato dal mercato dei piccoli risparmiatori. Non che il BTp Italia sia un prodotto "semplice": è in ogni caso uno strumento strutturato, un po’ come le notes che riempiono i portafogli degli Enti locali o delle Casse professionali (e non a caso il retail è a disagio con il calcolo dei ratei delle cedole). Ma per quanto complesso e strutturato, il titolo ha saputo andare incontro alle esigenze dei sottoscrittori. Da far rabbia alla stampa anglosassone, quando si sofferma ad analizzare le proposte delle investment bank della City. Nel 2013 si attendono altre emissioni come il BTp Italia e c’è da credere che il Tesoro manterrà il pallino come accaduto negli ultimi mesi. Sarà un anno più tranquillo per scadenze e rifinanziamenti, com’è stato il 2012, ma non privo di incognite: il rally di fine anno potrebbe lasciare spazio a un ritracciamento, forse anche consistente. E non è escluso che in un a fase di tensione la speculazione testi la capacità della Bce di proteggere i titoli con meno di tre anni dalla scadenza. Perchè finora la crisi europea si è concentrata sulla solvibilità degli Stati, ma la problematicità del debito italiano è la sua sostenibilità: 90 miliardi di interessi da pagare ogni anno sono un prezzo altissimo, un cappio al collo per qualunque governo che uscirà dalle prossime elezioni. Quando cercherà denaro da investire nella crescita: spiccioli, se confrontati agli interessi sul debito.

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