Esiste un altro credit crunch, parallelo a quello che tiene lontana la liquidità dalle aziende: è quello che allontana i lavoratori italiani dalla pianificazione della loro pensione. La crisi spinge alla prudenza e al breve termine e ciò frena la fatidica decisione di prendere in mano proprio destino previdenziale. Molti fattori, psicologici oltre che congiunturali, contribuiscono a questo blocco. Ma è davvero così? I dati indicano in realtà il contrario. A fine 2012 Covip ha calcolato che le adesioni sono salite di 330mila unità, con un tasso di crescita degli asset previdenziali del 9,7% (+8,9 miliardi in un anno, fino a 100 miliardi). A spingere in questa dimensione soprattutto i piani individuali pensionistici (Pip) e a quella dei fondi aperti. Strumenti intermediati da professionisti del risparmio che, seppur in conflitto di interesse, contribuiscono a dare il proverbiale "la", accendendo l'attenzione sul tema nei risparmiatori.
Va sottolineato che i tassi di crescita dei contributi previdenziali, nonostante tutto, siano superiori a quelli dei depositi bancari nell’arco dello stesso periodo: secondo quanto rilevato dalla Bankitalia sui c/c degli istituti italiani i residenti hanno aumentato le giacenze del 6,8% nel 2012, fino a quota 1.192,53 miliardi. Denaro peraltro concentrato sui patrimoni alti. Differenze di flusso da rimarcare, anche se gli stock hanno proporzioni ben differenti: 11 a 1. In assenza di campagne pubbliche di larga scala, si tratta di valutare il "la" offerto consulenti, agenti e promotori finanziari.
L'ultimo di molti studi conferma l'effetto positivo dato dalla consulenza. Hsbc, colosso finanziario internazionale, in "The future of retirement" ha verificato come l'apporto di un professionista consenta ai soggetti di aumentare il proprio risparmio previdenziale nel 44% dei casi. Chi risparmia regolarmente, indica lo studio, accantona mediamente 168mila dollari nella sua vita lavorativa a fronte di una media di 86mila dollari di chi mette da parte qualcosa di volta in volta senza regolarità. E parallelamente, chi si fa aiutare da un consulente professionista si ritrova al momento del pensionamento su un capitale di 203mila dollari in media, contro i 98mila di chi ha scelto di far da solo. E che è maggiormente a rischio credit crunch previdenziale
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