L'analisi sulla soddisfazione delle scelte è un driver fondamentale per qualsiasi mercato che intenda migliorare. E l'indagine campionaria realizzata da Mefop in questo senso fornisce indicazioni molto precise sulle pensioni pubbliche e private. Indicazioni che confermano un divario sempre più ampio tra chi guida e chi invece subisce il tema pensionistico: da una parte gli iscritti ai fondi pensione dall'altra chi è in cerca di soluzioni. La survey, realizzata tra il 16 e il 27 novembre scorso su 870 lavoratori per metà aderenti a un fondo pensione e per metà non, evidenzia un livello di soddisfazione degli aderenti rimarchevole: l'84% degli iscritti alla previdenza complementare dichiara di essere molto o abbastanza soddisfatto della propria scelta, in particolare per la chiarezza delle comunicazioni (40%) e per i risultati finanziari conseguiti (31%); fattori che invece non convincono il 12% degli aderenti. Con questo grado di soddisfazione verrebbe difficile credere che il tasso di adesione alla previdenza complementare sia così basso in Italia, se non si considerasse il contesto economico recessivo che sottrae risorse e riduce la visibilità degli individui sul proprio futuro e quindi sulla pianificazione, oltre a retaggi culturali difficili da dismettere. Una differente declinazione della prospettiva è tuttavia possibile, come spiegato sull'ultimo Plus24, utilizzando incentivi psicologici e fiscali. Curioso un paese in cui chi non è iscritto considera spesso i fondi pensione come fumo negli occhi mentre invece l'aderente è in sette casi su 8 soddisfatto. Per non parlare di tutti coloro che sono iscritti obbligatoriamente a un fondo pensione (bancari, giornalisti, dirigenti): tra questi i "dissidenti" rappresentano una quota residuale, laddove le critiche hanno riguardato singole scelte operate dai fondi invece del se utilizzare una previdenza privata aggiuntiva alla pensione pubblica. Confermano questa divaricazione gli stessi dati statistici di Covip su chi aderisce e chi no; in quest'ultima categoria c'è chi avrebbe più bisogno di una pensione di scorta: giovani, donne, abitanti al sud, lavoratori di piccole e medie imprese, mentre ad esempio tra gli attivi nelle grande imprese del nord gli iscritti sono spesso oltre l'80% degli aventi diritto. D'altronde L'indagine Mefop indica che la metà circa degli italiani sovrastima l'ammontare dell'assegno pensionistico che riceverà, mentre il 68% non conosce il sistema di calcolo. La confusione percettiva è evidenziata dalla larga opinione secondo cui la riforma Monti-Fornero avrebbe penalizzato i giovani, invece del contrario. Occorre reagire allo choc, ma come? Il primo passo è leggere l'informativa che centinaia di migliaia di lavoratori riceveranno nelle prossime settimane, sul loro destino previdenziale. Perchè l'informazione è tutela.
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