Pensioni e prudenza per molti sono di fatto sinonimi. Anche se razionalmente non sempre un atteggiamento di protezione del capitale nel breve periodo è efficiente come scelta di lungo termine. Anzi. Tuttavia l'approccio prudenziale dei fondni pensione italiani ha avuto finora un altro pregio: quello di evitare una sensibile volatilità dei rendimenti, con rialzi consistenti quando la Borsa sale e con ribassi rilevanti in occasione dei ribassi. Un valore poco evidente e che appare ancor più rilevante se confrontiamo i fondi pensione italiani con quanto accaduto negli Usa: recenti statistiche sulla media dei fondi 401k, i piani previdenziali che le azienda offrono ai proprio dipendenti, registrano alla fine del 2001 un montante accumulato medio di 94mila dollari circa, per ciascuno degli 8,5 milioni di fondi aperti. Un dato in deciso rialzo rispetto ai 50mila dollari della fine del 2008, il momento più buio della finanza internazionale. Segno che i gestori sono riusciti a cogliere il trend positivo che i mercati hanno vissuto negli ultimi quattro anni e mezzo. Il sorriso si attenua se si considera che a fine 2007 – un anno prima del dato nero segnalato – la media ammontava a poco meno di 77mila dollari: il che significa che in un anno il patrimonio dei fondi pensione a stelle e strisce ha perso il 22% del proprio valore. Oscillazione molto maggiore rispetto a quelli dei fondi pensione italiani, di cui è possibile monitorare il dato sulla più volatile performance, che al massimo hanno perso l'8%. Effetto di molti fattori, in particolare per la maggiore esposizione a titoli obbligazionari che azionari; con le dovute eccezioni emerse con la crisi del debito sovrano europeo. In effetti anche se razionalmente non sempre rappresenta un'opzione efficiente, la prudenza fa rima con previdenza.
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