Il soccorso dei fondi pensione alla flessibilità dell’età di pensionamento

Se si vuole introdurre maggiore flessibilità nell’età del pensionamento, può essere utile il ricorso ai fondi pensione, in modo da sostenere il reddito pensionistico di chi smette di lavorare. Certo a questo scopo sarebbe utile avere una “seconda pensione” più consistente per un numero maggiore di persone. Come?  Provo a spiegare qui l’operazione:

http://www.ilsole24ore.com/art/norme-e-tributi/2016-04-22/fondi-pensione-pronti-rilancio-gli-incentivi-allargare-adesioni-120520.shtml?uuid=ACtIYRDD

Si tratta di mettere afuoco i concetti nella corretta prospettiva. Se in sostanza si riducono le tasse che si applicano periodicamente sui rendimenti, se si aumenta la quota versata ai fondi utilizzando almeno una parte del Tfr – e supportando le piccole aziende che in questo modo perderebbero la liquidità da Tfr -, se si facesse una campagna comunicativa seria per indurre i singoli a scelte coerenti con le proprie esigenze, allora i fondi pensione potrebbero compensare e probabilmente superare la riduzione pensionistica che i singoli accusaranno in ragione dell’anticipazione dell’età pensionistica. Certo, tutto sta ai dettagli ossia a quanto ridurre certamente e quanto presumibilmente incassare in futuro. Insomma, una manovra che racchiude una dose di aleatorietà.

L’ipotesi di prevedere un prestito previdenziale non è privo di rischi: i evita di caricare di debito lo Stato aumentando quello dei singoli. E’ una scelta opportuna? Più proficuo il ruolo di un fondo di garanzia compartecipato pubblico-privato (Tesoro-banche) per innanzitutto supportare i mancati introiti delle piccole imprese causa destinazione di Tfr ai fondi pensione dei dipendenti; ed eventualmente anche per intervenire in caso di criticità. Da definire e monitorare con attenzione.