Tassare più il patrimonio che il reddito, secondo i lettori del Sole 24 Ore

Nel corso di quest’anno, si è discusso il saggio Le capitalisme au XXI siècle di Thomas Piketty (2013). Piketty, tra le tante cose, riprende il dilemma di Rastignac: per un giovane di belle speranze, nella Parigi dell’inizio del XIX secolo, è più probabile l’ascesa sociale ottenuta con studio e lavoro oppure con la caccia a un’ereditiera? Eugène de Rastignac è un personaggio di Le Père Goriot, celebre romanzo di Balzac (1835). Oggi le fortune sembrano dipendere dal lavoro e dalle capacità degli individui. Per la generazione nata a cavallo della Prima guerra mondiale, i beni ereditati non arrivavano neppure al 10% delle risorse totali. Si poteva pensare che questa tendenza continuasse e che i tempi di Père Goriot, quando le eredità pesavano per un quarto del totale, sarebbero svaniti per sempre. Thomas Piketty ci offre un quadro diverso: oggi la percentuale di ricchezze ereditate sta tornando a crescere e, tra pochi anni, riagguanterà la media ultrasecolare. Non ce ne siamo ancora accorti perché non capiamo le regressioni verso la media. Come ben ha mostrato per primo Daniel Kahneman, noi tendiamo a spiegare gli scarti dalla media anche quando non c’è nulla da spiegare: sono appunto scarti temporanei da una media. In questa prospettiva, la storia del capitalismo mostrerebbe una regolarità ultrasecolare, infranta eccezionalmente per gli effetti di due terribili guerre mondiali. Il futuro ci dirà se Piketty ha ragione.
E tuttavia nessuno finora ha chiesto l’opinione ai non specialisti. Lo abbiamo fatto su Internet coinvolgendo più di diecimila lettori del sito web de Il Sole 24 Ore, cui abbiamo domandato: vuoi vivere in un paese dove la metà degli stipendi equivale al 10% degli stipendi più ricchi, e metà delle ricchezze è concentrata nel 10% della popolazione? Solo una persona su otto, il 12,8% del totale, preferisce questa distribuzione che corrisponde all’incirca alla situazione dell’Italia attuale. La maggioranza propende per scenari più egualitari e preferirebbe che un terzo delle tasse fosse prelevato dagli stipendi e due terzi dal patrimonio. Il che fa a pugni con tutti gli strali lanciati contro la cosiddetta “patrimoniale”.
Sembra di aver raccolto opinioni di buon senso – meno tasse sul lavoro, in modo che possa crescere, più sulle ricchezze costruite anche con l’evasione –, ma attenzione: i dibattiti televisivi e giornalistici sono spesso tendenziosi perché trascurano due effetti: un conto è domandare se preferisci vivere in «un Paese dove metà del totale degli stipendi equivale al 10% degli stipendi più ricchi», altro conto è descrivere l’identica situazione nei seguenti termini: «Un paese dove metà del totale degli stipendi equivale al 90% degli stipendi». Spesso, inoltre, ci fanno credere che il 10% sia composto dalle stesse persone, quando invece continuano a cambiare. In definitiva: la lotta alle disuguaglianze può essere efficace, ma dipende da come vengono illustrate.
In collaborazione con Paolo Legrenzi
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